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India, turisti sotto attacco in Kashmir, almeno 20 morti

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Sono almeno 20 i turisti rimasti uccisi martedì in un attentato nel Territorio indiano del Jammu e Kashmir, nell’attacco più sanguinoso mai sferrato nella regione contro dei bersagli civili da molti anni a questa parte. Sul numero esatto di vittime c’è confusione perché per il momento manca una stima ufficiale. Tre diverse fonti dei servizi di sicurezza indiani hanno parlato rispettivamente di 20, 24 e 26 morti. I feriti, alcuni dei quali in condizioni gravi, sarebbero più di 30. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha definito l’attacco «un atto atroce» e ha promesso che «i responsabili saranno portati davanti alla giustizia».

L’attacco è avvenuto a 5 chilometri da Pahalgam, a sud della capitale estiva di Srinagar. Secondo le prime ricostruzioni, almeno quattro uomini armati avrebbero preso di mira un gruppo di turisti in un prato circondato da pinete e cime innevate, in una zona isolata di una delle località più pittoresche della regione. «Questo è un attacco molto più grande di qualunque azione compiuta negli ultimi anni contro la popolazione civile» ha commentato Omar Abdullah, il chief minister del territorio del Jammu e Kashmir.

Il Jammu e Kashmir è un territorio indiano – amministrato in parte localmente e in parte dal governo di New Delhi – che da decenni è al centro di dispute tra l’India, il Pakistan e una parte consistente della popolazione locale di fede musulmana. Nel 2019 il governo Modi ha abrogato la norma costituzionale che ne garantiva un grado di autonomia maggiore rispetto agli altri Stati dell’unione, aprendo la strada al “downgrade” che lo ha fatto passare da Stato a Territorio, una tipologia di unità amministrativa abitualmente impiegata per aree di dimensioni ridotte sulle quali il potere centrale può esercitare un potere maggiore.

L’attacco di martedì rappresenta un salto di qualità sotto diversi punti di vista. Per il numero di vittime, per il fatto che i bersagli erano civili e non militari e perché giunge dopo una fase durata anni in cui le azioni compiute dai militanti anti-indiani si erano concentrate in Jammu, l’altra unità amministrativa del Territorio dove la maggioranza della popolazione è di fede induista, e non in Kashmir. Prima di essere declassato, il Jammu e Kashmir era l’unico Stato indiano a maggioranza musulmana. New Delhi accusa spesso il governo pakistano di tollerare, se non sponsorizzare, i militanti che operano nella regione. Islamabad ha sempre respinto le accuse, sottolineando come quella dei kashmiri sia una legittima lotta di liberazione.


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