Liguria

Castellucci condannato si autoassolve in una lettera, Possetti: “Trasformato in agnello pasquale”


Genova. Ha destato scalpore la lettera che Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade imputato nel processo per il crollo del ponte Morandi e condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per la strage del bus precipitato da un viadotto in provincia di Avellino, ha fatto recapitare al Sole 24 Ore tramite i suoi familiari. “Un’intera pagina di assoluzione del suo operato, come a trasformarsi in agnello immolato proprio nel giorno festivo di Pasqua”, tuona Egle Possetti del comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi.

Nel testo pubblicato stamattina dal quotidiano economico Castellucci attribuisce le responsabilità ai tecnici e ribadisce: “La condanna è stata confermata in Cassazione sulla base di accuse circa le quali non ho mai avuto la possibilità di difendermi perché circostanziate solo in sentenza di secondo grado e mai ipotizzate prima”. Poi il passaggio finale: “Un amministratore delegato può solo cercare di proteggersi in pochi modi: lasciare il posto a qualcun altro” oppure “non fare, firmare, dire, proporre alcunché. La inazione e la ignoranza sono diventate forzatamente le migliori difese. Io ho scelto di non seguire nessuno dei due e ne pago le conseguenze”.

“Noi possiamo ben comprendere quanto possa far male, a chi ha perso una persona cara nella strage di Avellino, leggere quanto scritto dopo anni di attesa del giudizio – commenta Possetti -. Comprendiamo anche molto bene che queste parole affidate alla carta stampata abbiano uno scopo e pensiamo che la strategia alla loro base sia comunque quella di svilire un giudizio definitivo, che dopo ben tre gradi processuali ha ritenuto colpevoli Giovanni Castellucci ed altri imputati dei reati a loro contestati per questa strage. Questa lettera cerca di assolvere l’uomo verso la famiglia e l’amministratore delegato verso la pubblica opinione, come se il ruolo di dirigenza e comando in un’impresa fosse soltanto un ruolo rappresentativo, come se la delega potesse eliminare le responsabilità di cui un ruolo come quello di vertice è intriso. Forse se, come riferisce un avvocato delle difese, le indagini e quanto emerso nel processo per la strage del Ponte Morandi avessero influenzato il giudizio ad Avellino, la strategia potrebbe esser di cercare di infangare questo giudizio per cercare di favorire la remissione dei peccati per la strage del Ponte Morandi, ma ovviamente sono tutte ipotesi”.

“L’unica riflessione pasquale che ci sentiamo di fare – prosegue la presidente del comitato dei familiari delle vittime del Morandi – è che quando si accetta un ruolo di responsabilità come quelli di vertice certamente ci sono molti oneri, come gestire l’azienda cercando di farla funzionare economicamente, di coordinare e controllare il personale che opera alle proprie dipendenze, di soddisfare gli azionisti, ma tutto questo cercando di operare con il criterio del buon padre di famiglia, anche compiendo le azioni necessarie alla tutela della salute di tutti coloro che lavorano in azienda e coloro che stanno utilizzando i prodotti aziendali. Questi oneri in cambio di denaro e potere”.

La scelta di pubblicare la lettera per intero è stata contestata dal comitato di redazione del Sole 24 Ore: “Nel pomeriggio di ieri avevamo chiesto per iscritto al direttore di evitare la pubblicazione di un intervento che ci pare tuttora inopportuno sotto più punti di vista – si legge in un comunicato -. Nella forma innanzitutto, 150 righe nelle quali vengono riproposte dal diretto interessato le ragioni della sua innocenza, senza alcun filtro giornalistico (17 righe di ricostruzione dell’evento), senza alcun contraddittorio, facendo da impropria cassa di risonanza. Malinteso ci appare poi un eventuale riferimento al garantismo, visto che non ci troviamo di fronte a un indagato e neppure a un imputato, ma a un top manager (con evidente disponibilità della migliore difesa tecnica) condannato definitivamente per gravissimi reati dopo tre gradi di giudizio durati anni. Semmai si può affermare la legittimità del diritto di critica. Anche delle sentenze, certo. Ma meglio sarebbe che non lo esercitasse sulle colonne del giornale la persona condannata e comunque sempre tenendo ferme due condizioni: la conoscenza dei fatti e il rispetto delle vittime (e qui ce ne sono 40). Castellucci ha tutto il diritto di non rispondere a domande scomode (lo ha fatto poco tempo fa nel processo a Genova per un’altra strage di cui è imputato, quella del ponte Morandi, dove ha reso cinque ore di dichiarazioni, dopo essere rifiutato di rispondere all’interrogatorio del pm); libero lui di difendersi come meglio crede, liberi noi di non fargli da buca delle lettere“.

“Siamo molto contenti che il comitato di redazione del Sole 24 Ore abbia avuto la forza e la lucidità di emettere un comunicato, in cui evidenzi questa evidente stortura mediatica. In molti casi purtroppo i media risultano appiattiti e non è mai un bene per la democrazia – conclude Possetti -. Ancora una volta questa è la dimostrazione di potere di una persona che ha retto le sorti di una società importante come Aspi per molti anni, questo potere ha permesso che le sue dichiarazioni fossero scritte su un giornale importante a tutta pagina, chissà se la stessa possibilità potrebbe essere concessa ad un condannato ad altro titolo, meno blasonato. Perché per la legge questo signore non è solo responsabile per l’operato della società nella vicenda della strage di Avellino, è anche colpevole”




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