Affitti, continua la corsa della cedolare secca: imposta dichiarata record a quota 3,7 miliardi
Cresce ancora l’appeal della flat tax sugli affitti. La cedolare secca si conferma in cima alle preferenze dei contribuenti italiani, anche nelle ultime statistiche fiscali, relative alle dichiarazioni presentate nel 2024 (anno di imposta 2023). In totale, l’imposta dichiarata è stata pari a oltre 3,7 miliardi di euro, un record assoluto con una crescita di quasi 9 punti rispetto all’anno precedente. In aumento soprattutto la versione light, al 10%, della sostitutiva, dedicata ai canoni concordati.
L’andamento
Guardando l’andamento delle dichiarazioni degli ultimi anni, quello della corsa all’utilizzo della cedolare secca non è un fenomeno nuovo. Sin dal suo esordio nel 2011 (nel 2017 è stata poi allargata anche agli affitti brevi, fino a 30 giorni), i numeri di accesso a questa possibilità sono in crescita costante. Nel 2021, per dare un’idea dell’aumento continuo, la tassazione sostitutiva aveva interessato circa 2,9 milioni di soggetti per un ammontare di imponibile di 18,2 miliardi di euro e un’imposta dichiarata di 3,1 miliardi di euro. Un trend che ha visto proprio l’esplosione degli affitti brevi tra le componenti decisive negli ultimi anni. Anche se, su questo punto, resta da capire se nei prossimi anni l’introduzione di alcuni adempimenti, come l’obbligo del Cin (scattato con la dichiarazione 2025), modificherà la tendenza per questo tipo di locazioni.
Il balzo in avanti
Sia nel 2022 che nel 2023 è stata registrata una crescita di tutti gli indicatori, che hanno portato nelle dichiarazioni 2024 a questa situazione: i redditi soggetti a cedolare secca ammontano a 13,7 miliardi di euro con aliquota al 21% e 7,4 miliardi con aliquota al 10 per cento. Il totale dell’imponibile è stato pari a 21,1 miliardi di euro (+7,7%% rispetto al 2022) per un’imposta dichiarata di oltre 3,7 miliardi. Crescono gli spazi dell’aliquota dedicata al canone concordato, che aumenta di quasi 9 punti.
Il risparmio d’imposta
Bisogna ricordare che la cedolare sostituisce l’Irpef e le relative addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo, con un notevole risparmio fiscale e un’importante semplificazione. L’aliquota media pagata dai 3,1 milioni di contribuenti che hanno scelto questa strada è stata appena del 17,5 per cento, nettamente al di sotto anche della prima aliquota Irpef al 23 per cento. In altre parole, la sostitutiva garantisce un netto vantaggio fiscale rispetto alla tassazione ordinaria, indipendentemente dallo scaglione di reddito di riferimento.
La distribuzione regionale
Passando alla distribuzione regionale la cedolare secca al 21% viene utilizzata principalmente in Lombardia: qui l’hanno scelta il 22,8% dei soggetti totale. L’opzione della cedolare secca al 10% viene, invece, utilizzata principalmente nel Lazio, dove si trova il 17,7% dei soggetti. Secondo quanto riporta il bollettino del Dipartimento finanze «il confronto con l’anno precedente mostra un maggiore incremento nelle isole (+12%), nelle regioni centrali (+9,8%) e meridionali (+9,7%)».
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