Quanta incertezza sul Doge, il dipartimento Usa per l’efficienza
Si chiama Doge. Questo l’acronimo – dal meme “doge”, lo stesso della cryptovaluta Dogecoin (?) – del nuovo Department of government efficiency creato dal presidente statunitense Donald Trump con l’obiettivo di smantellare la macchina burocratica federale e tagliarne drasticamente i costi (per 2000 miliardi di dollari). Una missione ai limiti dell’impossibile (il budget federale è di 7 trilioni di dollari), in pieno “stile Trump” («making the impossible is what we do best»). A capo del Doge, non poteva che esservi un ‘doge’ dal nome Elon Musk.
Nomen omen, dicevano i latini. Il nome esprime chi siamo e il nostro destino. Un adagio che vale anche per le democrazie e le loro istituzioni.
Partiamo, dunque, dal nome, Doge, un nome che si rivela subito ingannevole. Non vi è, infatti, alcun dipartimento. Stando all’executive order del 20 gennaio 2025, il Doge è, almeno formalmente, un’organizzazione a tempo, ai sensi del §3161, Titolo 5, US code, “sunset” in quanto destinata a tramontare il 4 luglio 2026. Un arco di 18 mesi per portare a termine la cd. Doge Agenda del Presidente.
Un nome doppiamente ingannevole: per esso, infatti, lo United States digital service (Usds) è rinominato United States Doge Service. Un cambio quasi invisibile: inalterato l’acronimo Usds, di uso comune. Eppure, qual cavallo di Troia, il nuovo Usds reca in sé, appunto, il Doge. Un percorso iniziato durante l’interregno Biden-Trump, quando il Doge inizia ad insinuarsi nell’apparato dello Usds. Il tutto in modo quasi surrettizio, tanto che, come rivelano gli stessi funzionari coinvolti, per le comunicazioni viene scelto, in ragione del suo sistema di cancellazione automatica dei messaggi, l’applicativo Signal. Grazie a questi intrecci ingannevoli, altri divengono possibili: il vertice del Doge, seppure formalmente un amministratore dello Usds, è posto sotto l’ombrello, e la protezione, dell’ufficio del Presidente; dall’altro, la creazione obbligata di Doge team interni a ciascuna amministrazione federale, offre al Doge la via per insinuarsi in esse.
Nomen omen, dunque? Se la missione del Doge è l’efficienza della macchina burocratica federale, questa “efficienza” si sta rivelando tanto ingannevole e scivolosa quanto il nome.
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