Economia

Dalla Bce un taglio salva-mercati. Lagarde: siamo pronti a reagire

BERLINO – Con Donald Trump al timone della più grande economia del mondo ogni giorno è diventato un salto nel buio. E gli effetti delle sue sciabolate sugli scambi commerciali si fanno già sentire in Europa, offuscando le prospettive di crescita. È tanto più cruciale, dunque, che l’autonomia delle banche centrali sia garantita e che l’indipendenza del Vecchio continente si rafforzi, anche accelerando sull’unione del mercato dei capitali e sull’euro digitale. La presidente della Bce Christine Lagarde ieri ha tagliato il costo del denaro, ma ha costruito il suo messaggio ai mercati e ai governanti europei su questi due concetti centrali: incertezza e autonomia.

Dopo che il presidente americano ha picconato ieri un altro pilastro del consenso globale – l’indipendenza della Federal Reserve – Lagarde ha scandito che «ho molto rispetto per il mio collega e amico Jerome Powell». La relazione tra le due maggiori banche centrali del mondo, Fed e Bce «è decisiva per avere solide infrastrutture per la stabilità finanziaria». Più volte l’ex direttrice del Fondo monetario internazionale ha ripetuto in conferenza stampa che «l’indipendenza delle banche centrali è fondamentale».

Intanto, confortati da un’inflazione che nell’area dell’euro continua a scendere, i guardiani della moneta unica hanno deciso una sforbiciata dei tassi di interesse di un quarto di punto e «all’unanimità»: il costo del denaro scende così al 2,25%. Ma la Bce sconta un quadro talmente mosso a causa del ciclone Trump, da ammettere di navigare a vista. «Decideremo riunione per riunione» ha sottolineato ieri Lagarde, e non è mai stata una formula tanto sentita, nel consesso dei banchieri centrali. Francoforte promette però «prontezza» e «agilità» nelle sue mosse.

Una conseguenza tangibile dei primi dazi della nuova amministrazione americana si percepisce già: le prospettive di crescita peggiorano, in Europa. La Bce vede «rischi al ribasso» sulla dinamica del Pil. Mentre «non è ancora chiaro» l’impatto sull’inflazione dalle tensioni commerciali. Potrebbe essere negativa e far salire i prezzi, se il conflitto si allargasse e determinasse un’interruzione delle catene delle forniture. Complessivamente «le prospettive economiche sono offuscate da incertezze eccezionali». Peraltro, le barriere doganali sono già attive, ha puntualizzato Lagarde: «Siamo in presenza di uno choc negativo nei confronti della domanda. Alcuni dazi sono già stati applicati e da una media di 3% siamo passati a dazi medi del 13% alle dogane sui beni europei». Meglio sarebbe “zero dazi”, ha scandito Lagarde. Ma quella suggerita dall’Europa sembra una prospettiva già uccisa da Trump.

Alla fine della conferenza stampa, Lagarde ha voluto commentare la possibilità che dagli Stati Uniti partano iniziative aggressive per diffondere degli stablecoin ancorati al dollaro: «Gli stablecoin sono un animale molto diverso rispetto alle criptovalute», ha precisato, lasciandone intendere l’enorme impatto potenziale e la solidità molto diversa rispetto alle criptovalute. È importante, ha concluso, che le istituzioni europee “accelerino” sui regolamenti e le misure per consentire finalmente il via libera all’euro digitale. Un appello alla necessità di completare “rapidamente” le procedure per la valuta virtuale europea figura anche, per la prima volta, nel comunicato diffuso dalla Bce in concomitanza con la conferenza stampa. Sempre rivolta alle altre istituzioni europee e ai governi, Lagarde ha sottolineato che il maxi piano per la difesa «farà crescere l’economia». Ma che è anche ora di completare il mercato dei capitali e il deposito comune per le banche, bloccato da dieci anni dal nein tedesco.


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