Uomini che odiano le donne che odierebbero gli uomini
Lo scorso 19 marzo, a Bologna, sono apparsi alcuni manifesti pubblicitari piuttosto controversi. Con frasi come ‘Sei un fallito’, ‘Sei impotente’, ‘I figli sono miei’, la campagna pubblicitaria pensata dall’associazione Genitori sottratti aveva l’obiettivo di porre l’attenzione sulle violenze – verbali, fisiche o psicologiche – subite dagli uomini in contesti domestici.
Il problema esiste, ovviamente. Ma rischia di essere ripetitivo sottolineare come la violenza di genere riguardi nella maggior parte dei casi le donne, e non gli uomini. Sul sito dell’Istat si legge come un terzo delle donne di età compresa fra i 16 e i 70 anni abbia subito violenza nel corso della propria vita. I casi riportati sono quelli denunciati: è evidente che la percentuale sia in realtà molto più ampia. Uno dei problemi principali, infatti, è quello della violenza sommersa, come ripete spesso Susanna Zaccaria, presidente di Casa delle donne di Bologna.
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La maggior parte delle violenze subite dalle donne avvengono in ambiente domestico, spesso da partner, ex partner o familiari. Il 21% delle donne italiane ha subito violenza fisica, il 5% (un milione e mezzo di donne) ha subito uno stupro o un tentativo di stupro. Ci sono, poi, altri tipi di violenza di genere difficilmente catalogabili: la violenza psicologica, il mobbing, la violenza economica, il differente accesso a servizi o a posizioni lavorative, il gender pay gap. Tutti fenomeni di cui fortunatamente si parla sempre più spesso, ma che continuano ad esistere e a piagare una società nata a misura di uomo. Per questo si chiama violenza di genere.
Eppure, c’è chi sceglie di investire tempo e denaro per il fenomeno inverso, ovvero donne che maltrattano uomini. Che certamente è un fenomeno reale, e non meno importante. Sicuramente più sporadico e non emergenziale. La campagna di Genitori sottratti è stata pensata e realizzata insieme ad una associazione chiamata Luvv, acronimo che sta per Lega uomini vittime di violenza.
Oltre all’opportunità di utilizzare il nome ‘Lega’, il sito della Luvv è un continuo inno ad una guerra – con tanto di legionari romani – contro “il fenomeno dilagante della violenza agita dalle donne contro gli uomini” e contro “il femminismo suprematista e la discriminazione che gli uomini vivono nella società a misura di donna”.
Questi termini e questa visione del mondo acuiscono un sentimento di oppressione e di sottomissione da uomini e donne che si sentono minacciati dalla parità di diritti. Una tirannia femminista che ovviamente non esiste, e la riprova sono i dati – a cui potrebbero esserne aggiunti tanti altri – riportati poco sopra.
Solleticare questo tipo di sentimento è pericoloso: nei casi più estremi ci sono le violenze fisiche, psicologiche e verbali di cui noi cronisti scriviamo ogni giorno. Nei casi più ‘misurati’, semmai così possano essere definiti, ci sono gli insulti e l’odio che viene diffuso e seminato tutti i giorni nei confronti di donne e uomini che prendono posizione contro la violenza e contro i soprusi, come testimoniano gli attacchi vili subiti dalla vicesindaca Emily Clancy, a cui va l’abbraccio sincero mio e della nostra redazione.
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