Vigili del fuoco, tumori rari e pfas, 4 associazioni presentano esposto ad Arezzo e in altre 35 Procure italiane
Un esposto depositato presso la procura di Arezzo e altri 35 inoltrati ad altrettante procure italiane per chiedere di svolgere accertamenti sulla presenza di pfas nelle “aree prospicienti i 36 presidi antincendio” presenti in Italia. Sono quelli presentati da quattro associazioni – ADiC Toscana, Movimento Consumatori, Isde Italia-Associazione Medici per l’Ambiente e Medicina Democratica – in seguito alle vicende portate alla luce da Arezzo Notizie dei vigili del fuoco aretini morti per un raro tumore cerebrale.
“Siamo rimasti molto colpiti dalla grande fierezza e pacata determinazione con cui i familiari dei tre vigili del fuoco del comando di Arezzo, deceduti tutti in un arco temporale inferiore a due anni per glioblastoma (un tumore maligno del cervello che non lascia scampo), stanno portando avanti la loro battaglia, con la quale rivendicano per i loro cari, che amavano questo lavoro, il diritto di sapere se la loro morte potesse essere in qualche modo collegata a esposizione a pfas – spiegano in una nota le associazioni -. Ovvero se nel corso o in certi momenti della loro vita lavorativa potessero essere venuti in contatto con schiume antincendio o altri materiali contenenti pfas, come ad esempio certi capi di vestiari protettivi che erano in dotazione ai (tute, scarpe, guanti ecc.) per renderli anti-fiamma e più resistenti all’acqua e ai grassi”. Acquisite informazioni consultando anche i sindacati (in particolare Conapo), le associazioni hanno fatto una riflessione decidendo di muoversi insieme.
Il timore di un inquinamento da pfas nelle aree delle esercitazioni
“Abbiamo saputo che in data 22 marzo 2024, il Ministero dell’Interno ha inviato una Circolare a tutti i Comandi Antincendio dei vigili del fuoco sedi di aeroporto e alla scuola di formazione operativa di Montelibretti con la quale è stato preso atto che questi presidi antincendio potevano avere in dotazione anche schiumogeni filmanti denominati Afff contenenti sostanze fluorurate (Pfoa), ed è sempre con la stessa lettera che il direttore centrale forniva istruzioni ai comandi dei vigili del fuoco su come sostituirli “nei tempi tecnicamente necessari” e li invitava a indicare i quantitativi di Afff in proprio possesso”.
Da qui il dubbio delle associazioni: “Vista l’obbligatorietà delle esercitazioni antincendio reiterate nel tempo, in luoghi prestabiliti (realizzate nei 36 presidi aeroportuali ed eli superfici), abbiamo il timore che queste schiume abbiano prodotto un inquinamento da Pfoa (acido perfluoroottonico) e dei suoi sali e dei composti correlati nelle aree di esercitazione. Poiché il PFOA e i suoi Sali o derivati (sostanze che appartengono al Gruppo dei PFAS) hanno una grande stabilità chimica e quindi potrebbero essere ancora presenti, anche a distanza di anni nei piazzali, negli scarichi delle condutture, fino ad arrivare ai depuratori, nei prati degli eliporti e da questi migrare nell’aria e nelle acque, visto che queste sostanze sono anche molto mobili. Pertanto potrebbero aver costituito non solo un danno per la salute dei vigili del fuoco (che presumibilmente sono i più esposti) ma anche per la cittadinanza, soprattutto quella in prossimità delle aree suddette o comunque dove avvenivano le esercitazioni”.
L’esposto in 36 procure
Così è partito l’esposto. “E’ per questo motivo – dichiarano i rappresentanti legali Clara Gonnelli di ADiC Toscana APS, Alessandro Mostaccio di Movimento Consumatori Aps, di Isde Roberto Romizi e di Medicina Democratica Marco Caldiroli – che in data 18 marzo 2025, abbiamo depositato un esposto alla Procura di Arezzo mettendo in evidenza le nostre preoccupazioni e il 28 marzo scorso in considerazione del fatto che il problema poteva rappresentare anche tutti i presidi antincendio in Italia, è stato inviato un altro esposto a 35 Procure di competenza dei presidi antincendio”. Queste alcune delle richieste: verificare la presenza dell’esposizione a pfas dei cittadini nelle aree prospicienti ai 36 presidi antincendio (Agrigento, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Brindisi, Cagliari, Catania, Catanzaro, Cosenza, Cuneo, Firenze, Forlì-Cesena, Genova, Gorizia, Milano, Palermo, Parma, Perugia, Pescara, Pisa, Ragusa, Reggio-Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Sassari, Savona, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Venezia, Verona); che le Istituzioni competenti si attivino con misure adeguate, nel caso in cui le indagini analitiche rilevassero la presenza di Pfas nelle matrici ambientali, oppure nei liquidi organici dei Vigili del Fuoco in servizio ad Arezzo. Condurre un’analisi di cluster al fine di interpretare correttamente la concomitanza dei tre casi di morte per glioblastoma nella caserma dei Vigili del fuoco di Arezzo e se questi possano essere riconducibili all’eventuale esposizione a pfas o ad altre fonti di cancerogeni nell’ambiente di lavoro. Di verificare se dopo l’entrata in vigore del Regolamento delegato EU 2020/784 del 8 aprile 2020, si sono continuati ad utilizzare schiumogeni filmanti contenenti Pfoa nelle aree aeroportuali e/o eliportuali o in altre aree aperte”.
Le Associazioni invieranno alle Istituzioni competenti anche una lettera formale per sollecitare l’approvazione di una legge nazionale che vieti la produzione, l’importazione e l’impiego industriale dei Pfas ovunque; che vengano destinate risorse adeguate per le bonifiche nelle aree inquinate e per ricerca scientifica, allo scopo di individuare processi produttivi alternativi ai Pfas, non dannosi per la salute e l’ambiente e preservare così le generazioni presenti e future.
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