“Fate attenzione se vedete questo ‘alieno’, il suo veleno è 100 volte più tossico del cianuro”: è allarme per la presenza del pesce palla argenteo nell’Adriatico
La lenza ha iniziato a tirare forte, facendo esultare i due pescatori a bordo della piccola barca nella baia di Medulin, Istria meridionale. Una preda di tutto rispetto: oltre mezzo metro di lunghezza per 1,3 chili di peso. Ma quel pesce, tirato a bordo, aveva qualcosa di strano, mai visto prima. Ha iniziato a gonfiare la gola come un palloncino argenteato, emettendo suoni simili a scatti metallici (“clic”). E poi, quei due denti affilati, minacciosi. L’inquietudine ha preso il sopravvento sulla soddisfazione per la cattura: i due pescatori hanno levato l’ancora e sono tornati a riva, portando il bizzarro esemplare all’università di Pola.
L’esame dei biologi ha confermato i peggiori timori: si trattava di un pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie altamente velenosa originaria degli oceani Indiano e Pacifico, arrivata nel Mediterraneo nel 2003 attraverso il Canale di Suez (un cosiddetto “migrante lessepsiano”). La cattura, avvenuta nell’ottobre 2024 ma resa nota solo ora grazie a uno studio pubblicato sulla rivista Acta Ichthyologica et Piscatoria e guidato dall’Università Juraj Dobrila di Pola, è particolarmente significativa. Si tratta del quarto avvistamento ufficiale di questa specie nell’Adriatico, ma soprattutto del ritrovamento più settentrionale mai registrato in tutto il Mar Mediterraneo. Un chiaro segnale, secondo gli scienziati, che questo pericoloso “alieno” si sta stabilendo e sta espandendo il suo areale verso nord.
Un pericolo su più fronti: veleno, morsi e danni economici
Il Lagocephalus sceleratus è una minaccia seria. Contiene la tetrodotossina (TTX), un potente veleno “cento volte più tossico del cianuro”. Mangiarne le carni, anche dopo la cottura, può essere letale. Casi di gravi intossicazioni e persino decessi sono stati registrati nei Paesi del Mediterraneo orientale, dove il pesce è ormai una presenza abituale. Ma il pericolo non è solo a tavola. Le sue potenti mascelle a forma di becco, capaci di “triturare il cibo fino a renderlo irriconoscibile” (nello stomaco dell’esemplare istriano sono stati trovati resti finemente sminuzzati di crostacei, ricci di mare e cirripedi, gusci inclusi), possono infliggere morsi gravissimi, arrivando persino all’amputazione parziale delle dita. Questo, unito al suo “comportamento aggressivo“, lo rende una “minaccia diretta al turismo, specialmente nelle aree frequentate dai bagnanti”, come sottolinea lo studio scientifico.
Oltre alla salute umana, il pesce palla argenteo minaccia anche l’ecosistema marino e l’economia della pesca. È una specie “estremamente invasiva“, spiegano i ricercatori, capace di “occupare nicchie ecologiche anche molto diverse” grazie alla sua “formidabile dentizione”. Approfitta del lavoro dei pescatori, tagliando le reti con i suoi denti per mangiare le prede catturate, e può alterare profondamente le catene alimentari locali.
L’espansione nel Mediterraneo e in Italia
Avvistato per la prima volta nel Mediterraneo nel 2003, il pesce palla argenteo si è diffuso rapidamente, diventando comune in Egitto, Cipro, Grecia e Turchia. La sua presenza nell’Adriatico è più recente ma in crescita. In Italia, il primo esemplare fu pescato nel 2013 a Lampedusa. Da allora, come si legge su Repubblica, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che monitora la specie insieme al CNR, segnala che “altri esemplari sono stati catturati nel canale di Sicilia, nel mar Adriatico e in Spagna“. Nel 2014 uno a Trani (Puglia), nel 2016 uno a Briatico (Calabria).
L’appello degli scienziati: “Monitoraggio e gestione proattiva”
“La presenza di Lagocephalus sceleratus nell’Adriatico settentrionale è un chiaro segnale di avvertimento dell’espansione dell’areale della specie e delle potenziali conseguenze ecologiche ed economiche”, afferma Neven Iveša, coautore dello studio. “Strategie di monitoraggio e gestione proattive sono importanti per mitigare il suo impatto sulla biodiversità marina locale, sulla pesca e sulla sicurezza pubblica”.
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