Jason Isbell – Foxes In The Snow: :: Le Recensioni di OndaRock
Inutile girarci intorno, queste undici canzoni sono un set intenso e commovente al pari di “Woodland” del duo di Gillian Welch e David Rawling, e Isbell si guadagna un posto accanto ad artisti come David Crosby, Paul Simon, John Prine e, perché no, Bob Dylan. Facile liquidare “Foxes In The Snow” come il potenziale “Nebraska” del musicista dell’Alabama ma, spiace dirlo, queste nuove composizioni di Isbell sono un set ben più potente del citato must-album di Bruce Sprintgsteen, undici poesie dai toni agrodolci che hanno tutte le qualità per emergere in qualsiasi contesto.
La semplicità offerta dal solo uso di voce e chitarra non è un espediente per nascondere una crisi d’ispirazione: la scrittura non è mai stata così decisa e tenace, basta il graffio dolente e vibrante di “Gravelweed” e il mood alla McCartney della splendida e sorniona title track per apprezzare la notevole scrittura di queste nuove canzoni di Jason Isbell.
L’autore affonda le mani nelle viscere del romanticismo con arpeggi e parole che scivolano come colonna sonora di un romanzo d’appendice (“Eileen”), tiene desta l’attenzione dell’ascoltatore con storie d’amore e morte incorniciate da melodie potenti (“Crimson And Clay”), concentra in pochi accordi tutta la magia della tradizione folk e country con l’agile fingerpicking di “Don’t Be Tough” e canta di sentimenti comuni con un’intensità che toglie il respiro (“Wind Behind The Rain”). Brani come “Ride To Robert’s”, “Good While It Lasted” o “Open And Close” non sfigurerebbero in molti album classici e “True Believer” richiama alla mente un altro grande della musica americana, Townes Van Zandt, che al pari di Isbell non ha mai avuto in Italia il seguito e il meritato riguardo da parte di critica e pubblico.
Nude e struggenti, le undici tracce di “Foxes In The Snow” possiedono una personalità e un range emotivo ampio e variegato e confermano Jason Isbell come uno dei migliori autori americani degli ultimi vent’anni.
09/04/2025