Addio a Mario Vargas Llosa, lo scrittore che ha raccontato l’uomo contro il potere
È stato il figlio Álvaro, anche a nome dei fratelli Gonzalo e Morgana, ad annunciare con un tweet su X la morte, domenica a Lima, in Perù, di Mario Vargas Llosa, uno dei più importanti autori della letteratura sudamericana contemporanea, premiato con il Nobel per la Letteratura nel 2010, Aveva compiuto 89 anni il 28 marzo.
«Con profondo dolore, rendiamo noto che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace», ha scritto il figlio, avuto come i fratelli dalla seconda moglie, una sua cugina, Patricia Llosa. Si era già sposato nel 1954, diciottenne, con una trentenne boliviana, Julia Urquidi, poi protagonista di un suo romanzo
Saggista oltre che autore di romanzi ha racconta la politica e il potere che opprime gli individui. Autore realista era nato ad Arequipa nel 1936 da una famiglia facoltosa. Il suo esordio letterario risale al 1959 con la raccolta di racconti I capi. Il suo primo romanzo, La città e i cani, arrivò quattro anni dopo. La storia è ambientata in un collegio militare di Lima che lui stesso aveva frequentato. Subito premiato in Spagna, in patria venne definito «il romanzo di un degenerato mentale che vuole compromettere il prestigio dell’esercito».
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In principio uomo di sinistra, aveva scelto il liberalismo ed era sempre critico verso i populismi delle destre. Non amava il conformismo, lo chiamava «il richiamo della tribù», ma viveva di senso critico. Aveva da sempre avuto l’aspirazione di essere scrittore, ma era stato ostacolato dal padre che aveva conosciuto solo a 10 anni nel momento della riconciliazione fra i genitori. A 16 anni aveva già un dramma portato sulle scene.
Parte fondamentale della letteratura sudamericana che tanto successo ha avuto a partire dagli anni Sessanta, ha tentato la via della politica candidandosi nel 1990 alla presidenza del Perù con il Frente Democratico. Fu sconfitto da Alberto Fujimori, che avrebbe governato in maniera autoritaria per un decennio, e si trasferì in Spagna, di cui dal 1993 ha la cittadinanza. Solo nel 2022 era tornato a vivere in Perù.
Nel 2010 l’Accademia di Svezia gli ha assegnato il Nobel per «la sua mappatura delle strutture del potere e per le immagini incisive con cui ha dipinto la resistenza, la rivolta e la sconfitta dell’uomo». Tra i suoi romanzi ci sono La casa verde (1966), Conversazione nella Catedral (1969), La zia Julia e lo scribacchino (1977), Chi ha ucciso Palomino Molero? (1986), Il pesce nell’acqua (1993) e Il Paradiso è altrove (2003).