Tutti i dazi Paese per Paese: bollettino di guerra (commerciale) aggiornato
Con l’ultima botta e risposta a colpi di tariffe tra Stati Uniti e Cina, il bollettino di guerra (commerciale) tra gli Stati Uniti e il resto del mondo sta segnando tempesta. In particolare verso l’Estremo Oriente.
La nuova guerra del Pacifico
Dopo l’ultima escalation la Casa Bianca è arrivata a imporre stratosferiche tariffe del 104% verso la Cina, quasi surreali per le loro dimensioni e per la ricaduta che avranno per l’economia statunitense, ma anche del 46% al Vietnam e del 37% per la Thailandia. Perché questo accanimento contro l’Estremo Oriente? Come noto, la grossolana formula presentata nel Giardino delle rose prevede come base il deficit commerciale degli Stati Uniti verso i diversi Paesi. Il deficit viene poi diviso per il totale delle importazioni da quel Paese e diviso per due.
Da qui l’assurdo di dazi stratosferici al Vietnam, da dove arriva metà della produzione globale di scarpe Nike. In Estremo Oriente si «salvano» Corea del Sud (dazi al 26%), Giappone e Malesia (24%), tutti inclini al dialogo con Trump (assieme all’India, capofila delle colombe asiatiche, con i suoi dazi al 27%). Singapore brilla con tariffe base al 10%.
Niente di nuovo sul fronte occidentale
I dazi americani all’Unione europea sono fermi al 20%, in attesa di aprire negoziati con Washington con sotto il tavolo il «bazooka» di Bruxelles sui controdazi ai servizi digitali Usa, mentre la povera Svizzera (priva dell’ombrello Ue) si ritrova a quota 32%.
Il nostro Paese, anche in quest’occasione, è fortunato a far parte dell’Unione: se infatti si applicasse il calcolo trumpiano a ogni singolo Stato Ue, il dazio punitivo finale per l’Italia sarebbe del 31,8%, in linea con quello elvetico.
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