Bici giù dai Murazzi, ecco perché 16 anni a Sara: “Non fu solo spettatrice ma contribuì al piano”
“Non fu una spettatrice ignara di quello che gli altri agivano”. Per la ventenne Sara Cherici che guardò gli amici gettare la bici giù dai Murazzi, secondo i giudici che l’hanno condannata in primo grado a sedici anni di carcere “risulta pienamente provato sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo il concorso nel reato di tentato omicidio di Mauro Glorioso (rimasto tetraplegico)”. L’occasione sono le motivazioni della sentenza di condanna per concorso in tentato omicidio, inflitta il 9 gennaio a Cherici (assistita dagli avvocati Enzo Pellegrin e Federico Milano).


Per il tribunale, a differenza di quanto ha sempre sostenuto la difesa, è da considerare “concorrente” a tutti gli effetti. Inoltre pur avendo detto di essere “pentita” per non avere denunciato il fatto nelle giornate successive, secondo i giudici non ha mai ammesso di avere avuto un ruolo attivo e ha manifestato una “mancata interiorizzazione delle proprie responsabilità”.
I giudici hanno anche annotato che il 22 marzo 2023, mentre si trovava agli arresti domiciliari, Sara pubblicò un video su Tiktok (account “babynarcos79) in cui ballava, mostrando il braccialetto elettronico applicato a una caviglia, sulle note della canzone “Fratello Mio” (in playback) di Escovar: «E se ieri sera ho sbagliato, oggi ho imparato – le frasi del testo – Facendo i danni ci siamo fatti le palle. In tribunale e ai colloqui ho visto mia madre piangere/ Sette anni condanna e fa male quando ne parlo/Penso a te chiuso nel gabbio». Dunque hanno escluso le attenuanti generiche per il comportamento della ventenne che non avrebbe mostrato segni di pentimento. Sui social si identificava con la foto di un fucile Kalashnikov. Solo qualche mese dopo “veniva registrato un cambio di rotta nelle immagini profilo sul web”.


Una “roulette russa” del tutto insensata e senza un perché: così i giudici del tribunale di Torino inquadrano il caso del lancio della bicicletta dal bastione del Murazzi del Po, che nel gennaio del 2023 ferì in maniera gravissima lo studente palermitano Mauro Glorioso. “Sono legati tra loro da relazioni forti – si legge nel documento – Erano già usciti più volte insieme in quella formazione, anche recandosi ai Murazzi del Po. Sono un gruppo di persone intime, che si fidano l’una dell’altra, condividono abitudini e sanno comprendersi facilmente”.


“È come se i cinque imputati – prosegue il testo – avessero insensatamente giocato a una sorta di “roulette russa”. E poi: “Il comportamento tenuto all’interno del distributore si pone in oggettivo contrasto con la tragedia che si stava consumando nel frattempo sul luogo del delitto, i cinque giocano usando le mani, le gambe, si “picchiano” persino con un’antenna di un’auto, mangiano e bevono divertiti, si baciano. Con evidenza, nessuno di loro appare turbato, preoccupato, ombroso”.


Tutti sanno che il lancio possa essere fatale e mortale, e lo agiscono ugualmente con “sconcertante indifferenza”. “La verità – aggiungono i giudici – è che si è di fronte alla totale assenza di motivi. Non solo perché gli imputati non ne hanno forniti, ma perché è la stessa dinamica a denunciare inesorabilmente che non c’è una risposta alla domanda, essenziale e ostinata, del padre di Mauro Glorioso: perché?”.
I tre imputati (due ragazzi e una ragazza) che all’epoca non avevano ancora compiuto i 18 anni sono già stati condannati in via definitiva dalla giustizia minorile a pene comprese fra i 9 anni e 9 mesi e 6 anni e 8 mesi. Lo scorso 4 gennaio a un quarto imputato, Victor Ulinici, maggiorenne, sono stati inflitti 16 anni di carcere: anche a lui, come a Sara, non sono state concesse le attenuanti generiche. Lui lanciò materialmente la bici.
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