Il rugbista Gueye: “Al gesto razzista della scimmia ho risposto con il gorilla. Le parole bruciano”
«Quando sei un bambino, certi sguardi e certe parole ti bruciano sulle pelle. Poi, cresci: e all’ignoranza, non puoi rispondere con l’ignoranza. Se lo incontrassi di nuovo allo stadio, sceglierei di ignorarlo». Elimane Gueye, 20 anni, gigante di 1.95 per 110 chili: domenica un rugbista di Modena gli ha fatto il verso della scimmia, dalla tribuna dello stadio di Rovato. «Ero entrato da poco nel secondo tempo, avevo segnato la prima meta. C’è stata un po’ di baruffa in campo, niente di grave. Ma quello se l’è presa con me, dalla tribuna: gli ho risposto mimando i gesti di un gorilla, per fargli capire che non mi stava facendo male. Sono tornato a giocare. E ho segnato una seconda meta».
Le scuse del Modena Rugby a Gueye
Il tesserato del Modena Rugby è stato allontanato dai dirigenti del Rovato, la squadra che ospitava l’incontro valido per il campionato di serie B. Naturalmente gli hanno anche proibito l’ingresso nella club house. «A fine partita sono andato a cercarlo, però mi hanno detto che era stato allontanato. Meglio così. I dirigenti e il capitano del Modena sono venuti a porgermi le loro scuse: naturalmente accettate. Nessun problema. Perché se c’è un problema, è tutto nella testa di quel tipo».

La carriera di Elimane Gueye
Mamma bresciana e papà di origine senegalese, Elimane ha cominciato a giocare a rugby all’età di 8 anni: «Ero troppo cicciottello e goffo, per il calcio», se la ride. «Mio padre mi ha portato al Rugby Brescia, mi sono innamorato». Dal Brescia al Calvisano, poi un anno in Inghilterra al Worthing («Un altro mondo, il paradiso per un ragazzo che vuol fare sport: il mercoledì giocavo con la squadra del college, la domenica con quella della cittadina»), poi di nuovo Calvisano, quindi Amatori Milano. Ha fatto la preparazione col Viadana, prima di accasarsi a Rovato. «Un ambiente speciale, una famiglia: mi trovo benissimo, dopo essermi preso un parentesi di un anno e mezzo questo è il posto giusto per ripartire», racconta, con forte accento bresciano. Sogna un giorno di vestire la azzurra, nel frattempo è iscritto al secondo anno di Università di business e management. «Ho bisogno di mettere su altri muscoli, e di giocare di più».
Gueye e il razzismo in campo
Il suo riferimento dal punto di vista ovale è un’altra seconda linea, il sudafricano Eben Etzebeth. Dal punto di vista della personalità, Kobe Bryant. Confessa che domenica il verso della scimmia lo ha ferito, sul momento. «Ma è stato un attimo. Non vale la pena perdere tempo con chi non ha cultura né probabilmente una famiglia che lo ha aiutato a capire che il mondo reale è un’altra cosa». Il rugby è lo sport inclusivo per eccellenza. Eppure. «In passato mi era capitato un altro episodio simile: giocavo col Calvisano, un avversario ha cominciato dirmi certe parole. Ho sistemato le cose sul campo: senza scorrettezze, tengo a precisarlo».
Il Rovato chiede chiarezza alla Federazione
Il presidente del Rovato ha chiesto che la Federazione faccia chiarezza sulla vicenda di domenica. Ma pure che il tesserato modenese venga “recuperato”, in qualche modo. «Se lo incontrassi di nuovo, d’istinto mi verrebbe voglia di mimare di nuovo i gesti del gorilla. Che sciocchezze. Se voleva ferire qualcuno, ha ferito sé stesso. Alla fine, credo non meriti neanche che gli dedichi un minuto in più. Questa gente è fuori dal tempo e dal mondo, però non lo ha ancora capito».
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