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Federica Brignone, la campionessa mai diva: dal fratello allenatore alla rivalità con Goggia, chi è la sciatrice italiana più vincente di sempre

La Coppa del Mondo è di nuovo sua. Nel 2020 Federica Brignone era diventata l’unica italiana della storia ad aver vinto la Coppa di Cristallo dello sci alpino. E si è appena ripetuta. Al termine del SuperG di La Thuile, la valdostana è entrata nella storia dello sci e dello sport italiano. In Coppa del Mondo ora le vittorie diventano 37 (l’italiana più vincente di sempre) ma Brignone entra anche nella top 10 all-time, posizionandosi all’ottavo posto. E ora nel mirino ha le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Quell’oro olimpico che le manca, è l’ultimo grande obiettivo che vuole conquistare prima che la sua straordinaria carriera si concluda.

“Fa paura, non sbaglia un colpo. Inutile girarci intorno: lei fa un altro sport“. Per l’ex sciatrice e ora commentatrice tecnica per Eurosport, Camilla Alfieri, Federica Brignone non ha semplicemente rivali. È strano però come sia sempre passata sottotraccia e sia stata meno apprezzata rispetto al suo reale valore. Certo, non ha mai vinto un oro olimpico (per ora) e ha una compagna di squadra come Sofia Goggia che a livello mediatico attira più l’attenzione. Ma tutto questo a Brignone non importa. Non è nel suo stile. Quando ha del tempo libero durante la stagione, le piace tornare a casa in Val d’Aosta. Ama stare tra le sue montagne, ma non per questo può essere considerata come una classica montanara, tantomeno una persona introversa. È nata a Milano, così come la madre Maria Rosa Carla Anita Quario detta “Ninna”, anche lei una grandissima sciatrice. Il padre Daniele, invece, è di Savona, ma fa il maestro di sci a Courmayeur. Evidentemente questo sport è una questione di famiglia. “Ho iniziato a sciare a un anno e mezzo, zampettando con un paio di sci di plastica dove capitava, anche a Milano sui tappeti del nostro appartamento”, si legge sul sito ufficiale della sciatrice. Quando poi si è trasferita in Valle d’Aosta, il padre l’ha allenata solo per 2 anni: “Mi dava fastidio che la gente pensasse che se avevo successo era solo perché ero una cosiddetta figlia di”. Nessuna etichetta, la strada da percorrere voleva tacciarsela da sé. E i successi non hanno tardato ad arrivare.

Brignone ha iniziato col vincere alcune gare giovanili e a 15 anni si classifica quarta alla fase nazionale del Trofeo Topolino, una delle più importanti gare al mondo per le categorie Ragazzi (Under 14) e Allievi (Under 16), che ora è conosciuta come Alpe Cimbra FIS Children Cup. Un anno dopo, Brignone entra nel giro della Nazionale. Ma delle sue compagne di squadra dell’epoca nessuna scia più da anni a livello agonistico. Impressionante. Era il 28 novembre 2009 quando, a 19 anni, la valdostana conquistava il suo primo podio di Coppa del Mondo in gigante ad Aspen alla sola quinta partecipazione nel livello più alto dello sci alpino. Ma nonostante il talento evidente, non sono mancati anche momenti di difficoltà come il lungo stop a seguito di un’operazione per rimuovere una cisti che le fece perdere la maggior parte della stagione 2012/13, Mondiali di Schladming inclusi.

Anche la stagione olimpica di Sochi 2014 e quella successiva sono state complesse per Brignone che non riuscì a ritrovarsi completamente. In un’intervista del 2016 disse: “Se guardate i campioni che hanno vinto o quasi vinto le ultime Coppe del Mondo, dalla Maze alla Fenninger, dalla Vonn alla Gut, a Hirscher, tutti hanno un team personale. E, senza alcuna polemica, penso che avrei bisogno di qualcosa di più. Non penso a un team privato, a me piace stare con le compagne, mi piace il gruppo. È già stato fatto un super lavoro, ma dovrei riuscire a spostarmi con più autonomia tra una squadra e l’altra (di prove tecniche e velocità). E poi dipenderà dalla forma, dal fisico e dagli acciacchi”. E nel 2017, ecco la vera svolta. Riuscì a creare una sorta di team privato all’interno della Nazionale, un lusso che viene consceso in genere solo ai fuoriclasse indiscussi. Da quel momento l’ha allenata Davide, il fratello, al quale la federazione non ha guardato con buon occhio come testimoniato dal lungo dibattito sulla sua mancata assunzione terminato nella stagione 2022/23 quando il suo nome è comparso nell’elenco dello staff della Nazionale.

È proprio in quell’annata che il suo rapporto con Sofia Goggia ha cominciato a far discutere. Non si piacciono, ma pare che con il passare degli anni abbiano imparato a non pestarsi i piedi tra di loro. “Siamo due persone con caratteri opposti. Si può benissimo convivere, se c’è rispetto reciproco. Bisogna togliersi il cappello davanti alle sue prestazioni, gliel’ho anche detto. È una grande atleta, poi il discorso umano è un’altra cosa“, aveva dichiarato Brignone che con i suoi successi ha messo un solco sportivo tra lei e la bergamasca. Dopo quel successo ad Aspen nel 2009, Brignone è cresciuta stagione dopo stagione. E da specialista del gigante è diventa una campionessa polivalente. Fino a vincere, appunto, la Coppa del Mondo generale nel 2020, l’anno del Covid. Quel successo fu oscurato dalla pandemia e mai compreso fino in fondo nella sua grandezza. Ma Brignone ha continuato a vincere: 37 successi e 82 podi in Coppa del Mondo (più di lei tra gli italiani solo Tomba), tre medaglie olimpiche (un argento e due bronzi) e cinque medaglie mondiali (due ori e tre argenti). Questo dicono i numeri. Con Goggia nel frattempo il rispetto è cresciuto nel corso degli anni: ora restano rivali in pista, ma fuori stanno contribuendo una a far migliorare l’altra. La seconda Coppa del Mondo va celebrata in grande stile. Poi il gran finale: i Giochi di Milano-Cortina 2026. Brignone merita il giusto riconoscimento: è la sciatrice italiana più vincente di sempre.


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