Toscana

L’uomo al volante aveva assunto sostanza psicotrope?


L’incarico è stato conferito ufficialmente  due giorni fa. I periti individuati dalla Corte d’appello di Firenze, ovvero il medico legale Brunero Begliomini di Prato e il tossicologo Guido Mannaioni di Firenze, sono chiamati a fare chiarezza sulle cause che portarono all’incidente in cui perse la vita Helenia Rapini. 

“La famiglia della giovane – spiega il legale Francesco Valli – è rimasta soddisfatta della formulazione dei quesiti e resta in attesa del deposito della perizia nella speranza che venga accertata finalmente la verità sulla morte di Helenia”.

Nel dettaglio la presidente della terza sezione penale, Angela Maria Fedelino, ha avanzato due quesiti ai quali i consulenti dovranno dare una risposta nella loro perizia. Il primo è se al momento dell’incidente l’uomo al volante del suv che travolse la Athos della giovane il 6 novembre del 2019 a Ristradelle “soffrisse di patologie che potevano alterare la sua capacità di guida, e se egli ne fosse consapevole”. Il secondo quesito fa riferimento all’esito delle analisi ematiche effettuate presso l’Ospedale di Careggi dal 49enne: è chiesto ai consulenti se “avesse assunto farmaci o sostanze psicotrope che potevano influire sulla sua capacità di guida, e in quale modo misura”.

Il processo d’Appello

L’incarico è stato conferito ufficialmente a 5 mesi esatti dall’inizio del processo di secondo grado. Era l’11 ottobre, infatti, quando la corte fiorentina decise di rinnovare l’istruttoria. L’incarico per la nuova perizia doveva essere affidato lo scorso 6 dicembre. Ma tutto è slittato perché, pare, i giudici avrebbero incontrato difficoltà iniziali nell’individuare consulenti che potessero rispondere agli interrogativi posti dalla corte. 

In primo grado la tesi della difesa – rappresentata dagli avvocati Davide Scarabicchi e Giulia Brogi – era stata accolta dal giudice. Secondo i difensori, l’uomo sarebbe afflitto da una patologia conosciuta come la sindrome delle apnee ostruttive del sonno che avrebbe causato il fatale colpo di sonno. Secondo l’accusa invece l’incidente sarebbe stato determinato dall’assunzione da parte del 49enne di un sonnifero. Per questo i familiari, assistiti dall’avvocato Francesco Valli, hanno impugnato la sentenza di assoluzione e presentato un ricorso. 


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »