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Raffaele Sollecito difende Alberto Stasi: “Ho sempre creduto nella sua innocenza, gli ho scritto una lettera ma non so se l’ha ricevuta”

“Mi rivedo in qualche modo in quella vicenda, anche perché pure sotto alle unghie di Meredith c’erano dei capelli e venne individuata una macchia probabilmente di sostanza organica ma mai analizzata”. A parlare è Raffaele Sollecito, l’ingegnere informatico assolto per l’omicidio di Meredith Kercher, che commenta all’Ansa la riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco, dopo che il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi è risultato compatibile con quello di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.

Due delitti, quelli di Perugia e di Garlasco, che presentano inquietanti analogie: due giovani donne uccise, tracce genetiche che potrebbero portare a una svolta, e, nel caso di Sollecito, un’assoluzione arrivata dopo quasi quattro anni di carcere. E proprio sulla vicenda di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, Sollecito rivela: “Ho sempre creduto nella sua innocenza. Gli ho anche scritto una lettera in carcere ma non so se l’abbia ricevuta”.

Pur sottolineando che si tratta di “casi diversi”, Sollecito si scaglia contro gli sviluppi dell’inchiesta sul delitto di Garlasco: “La verità non è per niente chiara”, afferma. E incalza: “Da parte di chi indaga c’è la volontà di dare una risposta alle vittime anche correndo il rischio di non rispettare la verità dei fatti”. Un rischio, quello di un errore giudiziario, che Sollecito conosce bene: “Però il prezzo da pagare per chi viene coinvolto da innocente come me è inimmaginabile. Ti rimane addosso un’immagine negativa che non abbandona più”, conclude.


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