Riarmo Ue, Fassina: “Giorgetti prende in giro gli italiani, il conto lo pagheranno i lavoratori. Tassino le banche o chiudano i paradisi fiscali”
“Dietro al riarmo europeo, c’è una scelta politica molto chiara: le classi dirigenti di quasi tutti gli Stati europei, in caduta libera di credibilità politica, per provare a puntellarsi, utilizzano la paura. Si inventano una prospettiva che non ha basi demografiche, né economiche, né militari come quella dell’invasione russa che dopo l’Ucraina arriva fino al Portogallo. E in nome di questo, insistono sulla necessità di aumentare una spesa in armi che, come è noto, a livello europeo è già una volta e mezzo quella della Russia”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, dall’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina, che spiega dettagliatamente le motivazioni ipocrite e ingannevoli sottostanti alla corsa al riarmo europeo.
“La vera cosa grave – sottolinea Fassina – è che si sia scelto di fare questa spesa a debito. Nonostante sia scomparsa la soglia del 3% del Pil nelle spese militari, questo debito non è che scompare, quindi dovrà essere pagato. La cosa che non viene detta, anche da tutti questi ‘statisti’ e tutti questi veri ‘riformisti’ che ci spiegano che oggi riarmarsi è necessario, è che questo maggior debito, alla fine, lo pagheranno i lavoratori e le piccole imprese. Non subito, ma nel giro di 2-3 anni arriveranno ulteriori tagli alla sanità, alla scuola pubblica, alle pensioni. Questo deve essere chiaro: il debito per il riarmo europeo va pagato”.
L’economista critica ferocemente anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il quale ha assicurato che le spese militari non impatteranno sulla sanità e sui servizi pubblici: “Giorgetti ha lanciato questa ‘geniale’ proposta per gestire il debito del riarmo: con la garanzia dei soldi pubblici intende chiedere alle banche di fornire un prestito alle imprese che producono armi, affinché quei soldi non figurino immediatamente sul bilancio pubblico. Questo – spiega – significa che i debiti pubblici nell’immediato non si compiono. Ma che succede dopo? Le armi prodotte dai privati vengono comprate dagli Stati, che quindi spendono e fanno debito. Quindi, tutta questa operazione è una ‘geniale’ presa in giro per spostare in avanti quel debito pubblico che poi comunque porterà ai tagli. Questo i cittadini italiani lo devono sapere”.
E aggiunge: “Il Financial Times, giornale autorevole e sicuramente meno ipocrita di tanti nostri quotidiani, lo ha scritto chiaramente: più spesa militare significa meno welfare. Si possono inventare tutti i trucchi contabili e finanziari che vogliono, ma questo debito pubblico, che ci sia o meno la soglia del 3%, poi significa tagli allo stato sociale, alle pensioni, alla sanità e alla scuola. Purtroppo tutti questi nostri grandi statisti, di cui leggiamo editoriali sui giornali anche oggi, questa parte la omettono: ci raccontano che il riarmo è necessario, ma non dicono chi lo paga davvero“.
Fassina lancia la sua proposta: “Se il riarmo è così necessario, facciamolo pagare alle multinazionali che non pagano un euro di tasse sul profitto, o alle banche, che hanno accumulato decine di miliardi di profitti in più questi anni. Coloro che invocano il riarmo, mettano sul tavolo proposte che facciano pagare un po’ di tasse a chi in questi trent’anni non l’ha fatto. C’è una minaccia esistenziale alla Ue, come dice Macron? – conclude – Bene, allora chiudano i paradisi fiscali in giro per l’Europa, come in Irlanda, Olanda e Lussemburgo. Oppure la minaccia esistenziale all’Europa vuol dire che devono morire i lavoratori e le piccole imprese?”.
Finale staffilata di Fassina ai socialisti europei: “Non si stupiscano poi che la gente voterà sempre più a destra. Addirittura quasi tutto il Pse in blocco è dentro questo schema”.
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