Toscana

Arezzo, una sconfitta che brucia. Ma la squadra è viva e Bucchi la sta rimodellando


ROSICAMENTO – La sconfitta con il Carpi brucia perché immeritata. L’Arezzo ha giocato, ha costruito tanto ma non ha segnato, rispolverando quel difetto che è annidato lì dall’inizio della stagione: 36 gol in 31 giornate sono pochi per una squadra d’alta classifica, piena di elementi di qualità. A parte Pattarello, in doppia cifra non c’è nessuno e non c’è nemmeno nessuno che ci si avvicini. E’ anche bizzarro un trend del genere, considerando le doti tecniche degli elementi offensivi: Capello è arrivato a gennaio ma ha già giocato 8 volte e non l’ha ancora buttata dentro; Tavernelli viaggia alla media di un gol ogni mese e mezzo; Guccione ne ha fatti 5 con un rigore; Ogunseye è a digiuno da ottobre; i difensori hanno segnato 2 gol (Gilli e Gigli) e i centrocampisti idem (Mawuli e Renzi). Ravasio stava portando qualcosa in più e speriamo che l’infortunio alla spalla non lo condizioni. Bucchi, da ex attaccante, saprà dove mettere le mani.

PUNTO DEBOLE – Con il Carpi però la squadra ha concesso più del solito e, dopo averne decantato i pregi, a inizio ripresa sono venuti a galla anche i difetti di uno schieramento farcito di giocatori offensivi: se ti allunghi, se perdi palla in costruzione, poi presti il fianco alle ripartenze e sono dolori. Non sempre si può indirizzare la gara a proprio piacimento, ovvio. E quindi se gli altri ti costringono su interpretazioni poco congeniali, si soffre. Non a caso a un certo punto, nonostante lo svantaggio, Bucchi ha tolto Chierico, un incursore, e inserito Mawuli, un interdittore. Nulla di eclatante, poteva succedere di ballare un po’ ed è successo.

SCAPPELLOTTO – Bucchi ha stappato la squadra. Ne ha tessuto le lodi quando si procedeva contro vento, l’ha rigenerata mentalmente, le ha dato un’identità diversa dal punto di vista tattico. Ma Bucchi non è solo carota. Ieri per esempio ha bastonato Pattarello, cioè uno dei giocatori dal rendimento più alto che ha peccato due volte di egoismo. Tirare in porta da posizione impossibile invece che servire i compagni gli è costata la sostituzione e l’allenatore non ha ha avuto peli sulla lingua: “Pattarello è fortissimo ma deve mettere le sue qualità al servizio della squadra – ha detto a Teletruria. Se vedo che gioca per fatti suoi, allora esce, entrano gli altri e lui va a fare tennis. Se impara giocherà sempre, altrimenti andrà in panchina”. Il messaggio sarà arrivato di sicuro.

CAMPIONATI FALSATI – Al presidente Manzo si può perdonare qualche licenza dialettica, specie a caldo. Sanguigno com’è, non dev’essere facile ogni volta trattenere sfoghi e pulsioni. Però la polemica con gli arbitri è stata esagerata rispetto all’episodio contestato, cioè il fuorigioco attivo/passivo di Cortesi, e anche all’analisi allargata alla stagione. L’Arezzo, e diciamolo sottovoce che non si sa mai, quest’anno ha avuto 3 rigori contro e 8 a favore (solo la Pianese ne ha avuti di più, 9). E’ una delle squadre con il minor numero di cartellini del girone (63 gialli e zero rossi), mentre gli avversari sono rimasti in dieci ben 7 volte, 4 delle quali al Comunale. Non c’è motivo per attaccare il Palazzo, anche perché in passato sì che c’era da imprecare.

FAIR-PLAY – Il ds Nello Cutolo, per la cronaca, è stato inibito fino al 18 marzo dopo l’espulsione dalla panchina a causa delle proteste per il gol del Carpi. Il giudice sportivo ha scritto di frase irriguardosa verso il quarto ufficiale di gara ma ha aggiunto che la sanzione è stata attenuata per il comportamento tenuto da Cutolo a fine gara. Tendere la mano è sempre buona cosa.

GOL BUONO – Per chiudere l’argomento del gol fatale contro il Carpi, abbiamo chiesto a Massimo Dotto, esperto arbitrale, ex osservatore e divulgatore online del regolamento, un commento all’episodio clou. E la risposta è stata questa: “Lancio in profondità, attaccante in indiscutibile posizione di fuorigioco che si muove verso la porta avversaria. Resosi conto del fuorigioco, rallenta lasciando sfilare pallone, compagno e avversari. Compie questo movimento senza trovarsi mai in una posizione che possa limitare il movimento dei difendenti verso il pallone o la contesa dello stesso. Senza venire in contatto con il pallone o con gli avversari. Da qui la non punibilità della posizione. Correre verso il pallone non è, di norma, considerabile come “evidente azione”. In più: i calciatori avversari sono sempre più che sufficientemente distanti da non avere alcun impatto da parte della limitata corsa dell’attaccante in posizione di fuorigioco”.

OTTIMISMO – Peccato, il poker di vittorie consecutive è sfumato per la terza volta in stagione. E il Carpi, precedenti alla mano, è una bestia nera. Ma la squadra è viva e, ripensando a un mesetto fa, non è dettaglio da poco.


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