Cultura

Luca Trevisani – AMAZOOM :: Le Recensioni di OndaRock

Due ipotesi di reincarnazione di un paesaggio. È questa la sintesi proposta nelle note di copertina del sedicesimo disco della  serie Xong collection affidato all’estro di Luca Trevisani, artista multidisciplinare la cui ricerca esplora trasversalmente le potenzialità della materia e le sue implicazioni narrative. L’opera in oggetto nasce dalla volontà di catturare e restituire le voci notturne della foresta amazzonica, intento non perseguito – per accidenti tecnici, vista l’improvvisa rottura del registratore portatile – attraverso la pratica del field recording, ma provando a ricrearne i suoni artificialmente appuntandone la sequenza in forma discorsiva.

Il primo lato accoglie la restituzione puramente fonetica dell’evento, proponendo una sequenza nervosa di crepitii, stridori, riverberi coagulati in un flusso materico concepito quale percorso sensoriale vivido. Ciascuna fonte estratta dal computer, sezionata-manipolata-incastrata, concorre a generare un lessico adatto a stenografare l’ascolto del reale cogliendo ogni dettaglio e ingrandendolo fino a farlo divenire frammento in primo piano. Un itinerario tutt’altro che musicale, ma capace di offrirsi quale scenario accattivante entro cui rimbalzare inseguendo la moltitudine degli elementi riprodotti.

Un risultato diverso è ottenuto dall’esperimento che occupa la seconda metà del lavoro. Qui Trevisani seleziona una parte dei suoni utilizzati e a ciascuno assegna un pulsante della tastiera per digitare la parte testuale prodotta. La sequenza ottenuta è spigolosa, ancor più irregolare nello sviluppo e decisamente meno suggestiva. Il suono rinuncia volutamente all’onomatopea scollandosi totalmente dal carattere esperenziale e virando verso un’astrazione troppo marcata.
Una premessa interessante quanto ambiziosa a cui corrisponde una forma dagli esiti divergenti.

21/02/2025




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