L’ultimo sfregio di Hamas. L’ostaggio costretto a baciare la testa di due miliziani di Hamas
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Un altro “show del sabato mattina” al quale siamo assuefatti dall’inizio della tregua tra Hamas e Israele. Un palco addobbato come i precedenti, uno slargo gremito di palestinesi grandi e piccini: Le telecamere, i timbri, la bustina trasparente con i documenti, gli striscioni, tutto è esattamente copia conforme alle puntate precedenti.
Lo “show” per Shoham e Mengistu
Questa mattina presto i terroristi hanno consegnato nelle mani della Croce Rossa prima gli ostaggi Tal Shoham e Avera Mengistu. Shoham è stato tenuto prigioniero da Hamas per 505 giorni, mentre Mengistu è stato tenuto prigioniero per 3.821 giorni. I due sono stati scortati fuori dalla Striscia di Gaza dalle forze speciali israeliane, dopo essere stati loro consegnati dalla Croce Rossa. Mengistu e Shoham sono usciti dalle auto di Hamas a Rafah, magri e fragili, ma in piedi. Shoham viene visto per la prima volta dalla sua cattura, avvenuta il 7 ottobre 2023. Mengistu, all’esterno di un video girato qualche anno fa durante la prigionia, è stato ripreso per la prima volta dal 2014. Sul palco preparato da Hamas a Rafah, i soliti cartelli con messaggi tra cui “Noi siamo il diluvio“, così come armi e attrezzature militari che il gruppo sostiene siano state rubate alle IDF il 7 ottobre 2023. Sulla cinghia di una delle pistole è impressa la parola “Ravshatz”, acronimo ebraico del capo della squadra di sicurezza locale di una comunità, a indicare che è stata sottratta a un individuo ucciso dai terroristi durante l’attacco del 7 ottobre.
Ha doppia cittadinanza israeliana e austriaca Shoham, rapito insieme alla sua famiglia il 7 ottobre del 2023 dal kibbutz Bèeri. Era invece tenuto in prigionia da 11 anni Mengistu, ebreo di origini etiopi entrato per errore nella Striscia di Gaza nel 2014. Shoham, 39 anni, era rapito dalla sua casa insieme ad altri otto membri della sua famiglia: il 7 ottobre Shoham era in visita a Bèeri per la festività di Simchat Torah con la moglie e i figli perché sua moglie era cresciuta lì. Anche la moglie e i figli di Shoham sono stati presi in ostaggio da Hamas e tenuti insieme, ma separati da Tal. Sua moglie Adi e i figli Naveh e Yahel, ora di 9 e 4 anni, sono stati rilasciati nel primo accordo di sequestro il 25 novembre 2023, dopo 50 giorni. Mengistu, ebreo israeliano di origine etiope, affetto da una malattia psichiatrica, era emigrato in Israele all’età di cinque anni con la sua famiglia come parte dell’Operazione Salomone. L’uomo, ora 38enne, aveva 28 anni quando è entrato nella parte settentrionale della Striscia di Gaza dopo aver litigato con la madre, secondo Human Rights Watch. Hamas sostiene che sia un soldato, un’affermazione contestata sia da Human Rights Watch sia dalla sua famiglia. Nel gennaio 2023 Hamas aveva diffuso un video in cui chiedeva a Israele di negoziare la sua liberazione.
Il rilascio di Shem Tov, Cohen e Wankert a Nuseirat
A Nuseirat, intanto, sono stati rilasciati altri quattro ostaggi. Si tratta di Omar Shem Tov, Elia Cohen, Omar Wankert e Hisham al-Sayed. Uno striscione sul palco cita l’affermazione dei leader israeliani secondo cui “la pressione militare riporterà indietro gli ostaggi“, deridendo l’approccio del governo israeliano. Sotto la citazione c’è scritto: “Bibi, non fare più pressione, calmati“. Al-Sayed non sarà rilasciato a Nuseirat, come sembrava inizialmente, ma in un altro luogo a Gaza City, senza una “cerimonia” sul palco. Lo riporta Al Jazeera citando una fonte di Hamas. Secondo Ynet, a differenza degli altri ostaggi, al-Sayed non avrà una cerimonia perché musulmano “e per rispetto della sua famiglia”. Beduino israeliano del villaggio di Hura, nel deserto del Negev, è entrato nella Striscia da solo nei pressi del valico di Erez nell’aprile 2015.
Shem Tov e Wenkert hanno sorriso e salutato la folla. Colpo di scena quando Shem-Tov ha ricevuto un ordine all’orecchio, per poi baciare due terroristi sulla testa. Naturalmente, i militanti islamisti hanno fatto imemdiatamente circolare sui social queste immagini, nel tentativo di dimostrare l’umanità con cui hanno trattato gli ostaggi.
Indentificato il corpo di Shiri Bibas
Nella notte è stata, invece, consegnata la salma di Shiri Bibas, dopo la consegna “errata” da parte di Hamas del corpo di una donna palestinese. La famiglia Bibas ha confermato che i resti restituiti in Israele ieri sono stati quelli di Shiri. “Dopo il processo di identificazione presso l’Institute of Forensic Medicine, questa mattina abbiamo ricevuto la notizia che temevamo di più. La nostra Shiri è stata assassinata in prigionia e ora è tornata a casa dai suoi figli, dal marito, dalla sorella e da tutta la sua famiglia per riposare“, ha affermato la famiglia Bibas in una dichiarazione.
Hamas ha dichiarato di essere pronto a “uno scambio totale di prigionieri con Israele“, ovvero a liberare tutti gli ostaggi ancora trattenuti, in cambio della fine permanente della guerra, del ritiro delle Idf e della ricostruzione della Striscia di Gaza.
Lo ha dichiarato il portavoce di Hamas Hazem Qassem, precisando che la ricostruzione della Striscia di Gaza deve essere effettuata tramite un chiaro consenso nazionale e che non verrà permesso a nessuna forza esterna di interferire. Qassem ha spiegato che i negoziati per la seconda fase non sono ancora iniziati, ma i colloqui con i mediatori sono in corso.
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