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Putin vuol cantare vittoria. E l’Ue lunedì vola a Kiev


Putin vuol cantare vittoria. E l'Ue lunedì vola a Kiev

Nel tragicomico conto alla rovescia azionato dal tandem Trump-Putin, teso ad archiviare l’invasione russa dell’Ucraina anche a costo di riscrivere la storia degli ultimi tre anni, l’Ue risponde mettendo sul piatto fisicità, soldi e armi, e simboli. Un nuovo piano di aiuti militari a Kiev da 6 a 10 miliardi di euro sarà discusso lunedì a Bruxelles dai 27 ministri degli Esteri. Sistemi di difesa aerea, missili e droni, oltre alla rigenerazione delle brigate gialloblù con percorsi di addestramento ed equipaggiamento coprendo anche il bisogno di munizioni d’artiglieria di grosso calibro. Secondo il commissario Ue alla Difesa, Putin potrebbe infatti «testare militarmente» l’Europa «entro il 2030» se non si mostrano i muscoli.

Urge, secondo gli sherpa, ribadire che Zelensky è «legittimo» e che nell’eventuale processo di pace servono precise «garanzie di sicurezza» per Kiev da scrivere anche con Gran Bretagna e Canada (alleati Nato). Il cancelliere tedesco Scholz e Zelensky hanno discusso ieri al telefono «mezzi» per «una pace giusta»; un work in progress in cui però l’Europa non riesce ancora ad affermarsi come attore. Il «non paper» in bozza che il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) ha inviato ai 27 sui nuovi aiuti è solo un tassello. E potrebbe veder la luce anche senza unanimità con una «coalizione di volontari». Da domani a martedì, sventolerà sulle tre sedi dell’Europarlamento la bandiera gialloblù, accanto al drappo con le 12 stelle dorate che rappresentano gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli del Vecchio Continente. Poi l’arrivo del governo Ue lunedì a Kiev come sfida a Putin, considerato l’unico dittatore dall’Europa.

Von der Leyen e Costa, presidenti della Commissione europea e del Consiglio, saranno in Ucraina col premier spagnolo Sánchez assieme a Roberta Metsola. Lo fanno sapere in anticipo, mentre per ragioni di sicurezza in passato si era puntato sull’effetto sorpresa. L’inquilino dell’Eliseo lunedì volerà invece a Washington cercando di portare Trump a più miti consigli a 8mila km di distanza da Kiev: per gli 007 ucraini, il presidente russo vorrebbe festeggiare il terzo anniversario della guerra dichiarando vittoria proprio in quella giornata. Il portavoce del Cremlino smentisce, ma i sommovimenti da Washington chiamano l’Ue a una risposta: «È chiaro chi è l’aggressore qui, la Russia – ha detto ieri la portavoce della Commissione Ue, Hipper – ha iniziato la guerra ed è un programma che abbiamo già visto, usato in Georgia, in Siria e in Ucraina, perpetra crimini per conto di Putin». Pieno sostegno al presidente ucraino, insomma. Senza rompere con gli Usa, come ha ricordato ieri il titolare della Farnesina Tajani. La fermezza pro-Kiev è maggioritaria ed è anche figlia di ciò che gli 007 raccolgono, mentre Trump da tre giorni almeno prova a ribaltare la prospettiva del predecessore Biden. Ieri anche il premier francese Bayrou ha parlato di «situazione terrificante» dando conto «delle peggiori minacce che stanno diventando possibili» lasciando intendere che la Francia potrebbe strutturare garanzie nucleari più ampie delle odierne. E, assieme a Londra, truppe di peacekeeping. Lunedì toccherà ai ministri degli Esteri formalizzare il sedicesimo treno di sanzioni contro Mosca.

E si vedrà se l’Ungheria di Orbán, già contraria all’iniziativa macroniana di creare una coalizione di volenterosi facendo cherry-picking tra i Paesi da invitare all’Eliseo per valutare l’invio di una forza europea di pace in Ucraina, contribuirà a piazzare 73 nuove navi nella blacklist Ue come parte della flotta ombra con cui la Russa ha finora aggirato molte restrizioni. O se si sgancerà dal gruppo gettando l’Europa nello scompiglio.


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