Lavorare in silenzio, nella natura
Nelle valli alpine piemontesi l’inverno sembra far crescere un’atmosfera di attesa: si attendono i fiocchi di neve che purtroppo diventano sempre più rari. Nel cuore dei boschi e lungo i pendii, finalmente ricoperti dal manto candido della neve, accompagnati da un cielo limpido, incontriamo un operatore di un parco piemontese che percorre ogni settimana i sentieri e le vie della montagna. La sua è una professione che implica un contatto profondo con la natura, un rapporto fatto di rispetto e di comprensione reciproca. Conosce ogni angolo della sua area di competenza, sa cogliere ogni singolo rumore, segue con attenzione ciò che accade.
Il suo mestiere
Il suo compito è quello di monitorare l’ambiente: rileva segni di attività animale, verifica lo stato di conservazione degli habitat, si assicura che le normative vengano rispettate per tutelare flora e fauna, aiuta e consiglia i fruitori, studia, ricerca e promuove il territorio a 360°. In una di queste giornate, durante una sosta su un punto panoramico, alza il binocolo e scruta l’altro lato della montagna. Sul pendio innevato scorge un animale: è un camoscio che si muove con tranquillità, intento a ricercare qualcosa da mangiare.
I suoi pensieri
Non sappiamo con esattezza cosa l’operatore stia pensando, possiamo solo immaginarlo. Forse l’osservazione di quel camoscio è un momento che gli ricorda quanto sia fragile e prezioso l’equilibrio dell’ecosistema montano. Forse è un attimo di connessione silenziosa con l’animale, o un momento di dialogo introspettivo. Forse ancora sta pensando a quale modello culturale di montagna vorrebbe vedere applicato o, più semplicemente, cosa mangerà per pranzo.
Poi, dopo un sospiro, uno scuotimento del capo appena accennato e un leggero sorriso, il ritorno verso valle.
Si ringrazia Patrick Stocco.
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