Economia

Goldman Sachs: con la pace in Ucraina, risparmi in bolletta per circa 140 miliardi all’anno

Con la pace in Ucraina, la ripresa dei flussi di gas russo verso l’Europa e prezzi dell’energia più bassi, cittadini e imprese europee potrebbero risparmiare complessivamente circa 140 miliardi di euro all’anno di bollette energetiche. Una cifra monstre che vale quasi un punto percentuale di Pil per l’Ue. È quanto scrive Goldman Sachs nel suo ultimo rapporto dedicato al mercato del gas a firma di Alberto Gandolfi (“A potential Ukraine peace deal: implications for teh gas markets and the power industry”).

L’analisi prende in esame l’ipotesi suggestiva di un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Accordo che, secondo la banca d’affari americana, potrebbe comportare una ripresa dei flussi di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina e prezzi del gas naturale (Ttf) più bassi del 25% o 50% rispetto ad oggi a beneficio di cittadini e imprese.

Prima della guerra, ricorda Goldman Sachs, la Russia forniva circa il 35% del fabbisogno di gas dell’Ue. E il prezzo medio del gas naturale (Ttf) si attestava intorno a 20s euro/MWh. Verso la fine del 2022 la quota di forniture russe di gas in Europa è scesa di circa il 10%, causando un importante shock dell’offerta che ha fatto impennare i prezzi del gas naturale fino a 300 euro/MWh, circa 15 volte in più rispetto alla sua media dei prezzi di mercato Ttf a lungo termine.

Per “salvarsi”, l’Europa ha dovuto diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas verso Norvegia, Usa e Nord Africa. Paesi che oggi sono diventati i principali fornitori dell’Ue. Tuttavia, scrive Goldman Sachs, il mercato del gas è di nuovo teso: il prezzo dei Ttf a 1 anno sulla piazza di Amsterdam, punto di riferimento per il commercio del gas in Europa, si attesta intorno a circa 40 euro/MWh, cioè il doppio rispetto alla media del mercato (20 euro/MWh).

Nel caso in cui finisse davvero la guerra in Ucraina, Goldman Sachs delinea due scenari possibili: il primo prevede che il prezzo Ttf potrebbe scendere a circa 30 euro/MWh, circa il 25% in meno rispetto ai livelli attuali, se i flussi tornassero ai livelli del 2023-24 (+15 bcm/anno); il secondo prevede che il prezzo Ttf potrebbe scendere sotto i 20 euro/MWh, circa il 50% rispetto ai livelli attuali, se i flussi tornassero ai livelli pre-bellici (+42 bcm/anno).

I prezzi più bassi del gas avrebbero un impatto negativo sugli utili degli operatori del settore. I più esposti sarebbero i grandi produttori indipendenti (Ipps) e sviluppatori di energie rinnovabili (Fortum, Solaria, Ppc, Acciona Energia, Edpr) che, secondo Goldman Sachs, presentano un potenziale di rischio Eps nel periodo 2025-27 compreso tra il 10% e il 20% rispetto alle previsioni “base case”. Questo rischio, prosegue l’analisi, potrebbe persistere e influenzare le performance del settore, fino a quando i prezzi dell’energia non toccheranno effettivamente il fondo. Meno esposte alla volatilità del mercato utilities come Eon, National Grid, Enel, Sse e Iberdola.

L’analisi sottolinea poi che, dopo 15 anni di declino, la domanda europea di energia è finalmente ritornata a crescere. All’inizio del 2025, Goldman Sachs riporta che il numero di richieste di connessione ricevute dagli operatori di distribuzione di energia (indicatore chiave per prevedere la domanda futura) è aumentato in modo esponenziale negli ultimi due anni, principalmente guidato dalla crescita dei data center (dc). Le stime parlano di una pipeline “dc” per l’Europa di 167 GW, che equivale a circa il 35% del consumo di energia del continente. Considerato che non tutti i data center vedranno la luce, Goldman Sachs prevede un aumento potenziale del 10-15% della domanda europea di energia nei prossimi 10-15 anni.


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