Friuli Venezia Giulia

sfida tra Vigili per chi ne fa di più


“Venire a conoscenza della presenza di una vera e propria classifica delle multe che mette in competizione i vigili urbani sconcerta chi crede nella finalità educativa di una sanzione”. Giuseppe Pavan,  presidente del mandamento di Udine di Confcommercio, commenta così quella che a tutti gli effetti appare come una sfida tra i vigili udinesi per stabilire chi è il più efficace tra loro a multare i cittadini. “Appreso inoltre che questi dati sono tutto fuorché interni alla polizia municipale di Udine, visto che circolano sia in rete che sui media, attendiamo che l’amministrazione comunale intervenga tempestivamente per chiarire se davvero ci sia un multometro negli uffici della polizia locale, con la conseguente, incredibile corsa a rispettare gli obiettivi minimi delle multe, quasi che il cittadino, il consumatore, il turista siano dei bancomat cui attingere mensilmente” riflette Pavan. “Come Confcommercio Udine troviamo inaccettabile che alle difficoltà di accesso in città si aggiunga ora pure questo meccanismo di fatto “aziendale”, mirato al raggiungimento di target prefissati, che nulla c’entrano con i legittimi percorsi del rispetto delle regole e della sicurezza. La giunta De Toni intervenga per uscire subito da questo pasticcio – chiude Pavan –, riportando il mestiere dell’agente municipale all’interno di un perimetro di correttezza”. 

Gianni Croatto (FdI)

Sul tema è intervenuto anche Gianni Croatto, consigliere comunale di Fratelli d’Italia. “Siamo di fronte a una deriva inquietante dell’amministrazione pubblica udinese, dove la Polizia locale viene trasformata in un’agenzia di riscossione con tanto di ‘classifiche del multatore’. Questa pratica è semplicemente intollerabile e rappresenta il punto più basso mai raggiunto nella gestione della sicurezza stradale cittadina. L’obiettivo di 2.500 sanzioni mensili rivela la vera natura di questa operazione: un’estorsione legalizzata ai danni dei cittadini. Non si tratta più di garantire sicurezza e rispetto delle regole, ma di raggiungere quote prestabilite di multe, come se fossimo in un’azienda che deve centrare target di vendita. La pubblicazione dei nomi degli agenti – dice Croatto – con il relativo numero di sanzioni è una pratica assurda che viola non solo la privacy dei dipendenti, ma trasforma il servizio pubblico in una competizione perversa. Questi “sceriffi” vengono spinti a colpire i cittadini non per necessità di sicurezza, ma per scalare una classifica aziendale”. 


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