Liguria

Andrea Chénier, applausi alla prima al Teatro Carlo Felice. Ovazioni per il Gérard di Enkhbat

Genova. Applausi ieri sera alla prima dell’Andrea Chénier al Teatro Carlo Felice. L’opera di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, ispirata alla storia vera del poeta condannato a morte dal tribunale rivoluzionario in Francia, mancava da più di 15 anni a Genova. È stata proposta nell’allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier Monte-Carlo. Repliche sino a sabato 15 febbraio.

Particolari ovazioni per il baritono Amartuvshin Enkhbat, soprattutto grazie all’aria Nemico della patria – Un dì m’era di gioia, in cui Gérard, si rende conto di essere passato dalla condizione di servo dei nobili a quella di servo di un regime sanguinario. È lui a far condannare a morte Andrea Chenier con accuse create ad arte perché geloso del suo amore per la nobildonna Maddalena di Coigny in un’opera che mescola passioni private a quelle collettive in un momento storico e politico chiave per la Francia e l’Europa. Enkhbat trasporta il pubblico nel suo cambiamento emotivo con una prova ineccepibile dal punto di vista vocale.

Opera verista, viene definita l’Andrea Chénier: spazio a ceti sociali umili, drammi violenti, testo prevalentemente cantato, vocalizzazioni su arie dalla struttura variabile, un canto declamato. Soprattutto nei primi due quadri questo aspetto emerge nei momenti chiave come nell’aria di Chénier Un dì all’azzurro spazio, che il tenore Fabio Sartori, al debutto nel ruolo, risolve con potenza più che con slancio poetico. L’interpretazione arriva meglio nel terzo e quarto quadro, quando le passioni personali emergono in tutta la loro drammaticità. Potentissimo il finale insieme a Maria José Siri, una Maddalena di volume in tutti i frangenti, a cui non manca mai il fiato che però scalda meno del previsto gli entusiasmi del pubblico.

Numeroso il resto del cast: La mulatta Bersi – Cristina Melis; La contessa di Coigny – Siranush Khachatryan; Madelon – Manuela Custer; Roucher – Nicolò Ceriani; Fléville – Matteo Peirone; Fouquier Tinville – Marco Camastra; Mathieu – Luciano Roberti; Un incredibile – Didier Pieri; L’abate – Gianluca Sorrentino; Il maestro di casa – Franco Rios Castro; Dumas – Angelo Parisi; Schmidt
Andrea Porta.

Il maestro Donato Renzetti, sempre apprezzatissimo dalla platea genovese, gestisce tutto con grande decisione, anche le parti del coro, di questo impianto musicale di grande impatto.

La regia di Pier Francesco Maestrini si avvale di proiezioni efficaci che rendono molto realistica l’atmosfera infuocata della Rivoluzione Francese passando da uno sfondo pastello nel primo quadro alle fiamme che rappresentano uno spartiacque storico di un mondo che non sarà più lo stesso con fortissime trasformazioni politiche e sociali. Il Terzo Stato irrompe, è come un tornado nel mondo immutabile della nobilità.

Buona la gestione dei movimenti di scena nei momenti corali. Particolarmente azzeccata la soluzione del “rallentatore” in alcuni momenti topici, così come il mantenere fermi Marianna e Andrea durante le fasi concitate del processo in cui la situazione precipita. La scenografia di Nicolàs Boni evidenzia da subito quanto succederà. Sin dal primo quadro le macerie già presenti fuori dal palazzo e la cornice d’oro spezzata caratterizzano la scena. E la cornice rende ispirato Maestrini, che “dipinge” veri e propri quadri. Il tutto sottolineato dalle belle luci di Daniele Naldi e dagli splendidi costumi, coerenti con l’epoca, di Stefania Scaraggi.

 




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