Toscana

Arezzo, comincia l’era Bucchi. Storia, caratteristiche e obiettivi del nuovo allenatore


E’ una storia di cadute e risalite quella di Cristian Bucchi. Sia da calciatore che da allenatore. Il cielo toccato con un dito e la polvere ingoiata dopo aver sbattuto la faccia a terra. Arriva ad Arezzo dopo due anni tondi tondi di inattività ma il curriculum che ha alle spalle lo mette al riparo dalla tremarella: non sarà un subentro in corsa, a tredici giornate dalla fine, a spaventarlo. Lui che ha navigato sulla cresta dell’onda fino a toccare la serie A e che è dovuto tornare indietro per imboccare di nuovo, si spera, la strada giusta da seguire.

Oggi al Comunale ha diretto il primo allenamento, con la testa pelata che luccicava sotto il sole d’inverno. Incurante del vento gelido, ha parlato alla squadra raccolta in cerchio e poi, per qualche minuto, è rimasto da solo in mezzo al campo. I giocatori facevano riscaldamento, lui passeggiava con il fischietto in mano, pensando a ieri, a oggi, a domani, chissà. Il 4 febbraio 2023 l’Ascoli lo esonerò dopo la sconfitta di Cittadella, il 4 febbraio 2025 l’Arezzo gli ha ridato una panchina. La stagione è già oltre la metà e saltare sul treno in corsa non è il massimo della vita: a Bucchi era capitato solo due volte, a Pescara nel 2013 per il debutto assoluto e a Sassari nel 2015. Ma i treni, si sa, quando passano vanno presi al volo.

Lui, nato a Roma 48 anni fa ma marchigiano d’adozione, almeno per i primi anni da allenatore ha viaggiato con l’etichetta del predestinato, che un po’ aiuta e un po’ inibisce. A Macerata in C condusse la squadra a un brillante terzo posto, con un certo Fabio Foglia in mezzo al campo. 442 aggressivo e balzo in B al Perugia, dove aveva vissuto bei momenti da calciatore: al Curi c’era arrivato direttamente dall’Eccellenza, a suon di gol e su intuizione di Ermanno Pieroni. Nel pieno dell’ascesa da centravanti rivelazione, il primo schiaffo della sorte: otto mesi di squalifica per doping insieme a Monaco. Nandrolone. Da tecnico fece benissimo nel 2016/17: quarto posto e playoff contro il Benevento. Solo che pochi giorni prima della sfida, venne fuori la bomba: Bucchi ha già l’accordo con il Sassuolo, allenerà in serie A. Il Perugia perse, restò l’amarezza. Ma l’ex presidente Santopadre l’ha sempre rimpianto e il ricordo dei suoi allenamenti, dicono in Umbria, è ancora vivo: modernità, spettacolarità, efficienza.

arezzo primo allenamento Bucchi staff

A Sassuolo non finì granché (secondo esonero dopo quello di Gubbio), a Benevento in B mancò il gran finale dopo un torneo chiuso in terza posizione: sconfitta ai playoff con il Cittadella. Poi un altro esonero a Empoli, una buona stagione in C alla Triestina (quarta posizione, playoff persi con il Palermo), un’esperienza incompiuta ad Ascoli in B (quarto esonero).

Bucchi è uno che da calciatore, quando giocava a Cagliari, tornò da una trasferta a Marassi e trovò la compagna Valentina esanime nel letto. Con la figlia Emily, un anno e mezzo, lì accanto. Infarto fulminante, una tragedia da restarci sotto per sempre. Invece ha saputo riprendersi, rifarsi una vita, appigliandosi al suo carattere espansivo, esuberante. E’ un affabulatore mister Bucchi, uno che spiega, parla, racconta. Non a caso, l’ha detto lui, se non avesse sfondato nel calcio avrebbe voluto fare il giornalista.

Quando giocava era una prima punta di stazza, ottimo colpitore di testa. All’Arezzo ha segnato due volte con altrettante capocciate: una al Comunale quando vestiva la maglia del Modena, nell’aprile 2005, l’altra al San Paolo con il Napoli, nel febbraio 2007. Finì 1-1 la prima partita con pareggio di Carrozzieri, terminò 2-2 la seconda nello stadio a porte chiuse, con le reti di Bondi e Volpato. Poi c’è il rigore trasformato ad Ascoli in un altro 2-2, con rimonta amaranto firmata dalla doppietta di Abbruscato. Anche in questo caso, occhio alle date: era il 3 febbraio 2005. Vent’anni dopo, Bucchi è finito proprio ad Arezzo.

arezzo Bucchi primo allenamento

Duttile tatticamente, è un allenatore che ha utilizzato tutti i sistemi di gioco. Sa adattarsi, va per princìpi più che per moduli, ama giocare la palla nella metà campo avversaria e riconquistarla in fretta. Difesa a quattro e difesa a tre sono soluzioni parimenti spendibili, dipende dagli interpreti e dalle caratteristiche. Ma è l’efficacia della manovra offensiva il dettaglio su cui Bucchi ama soffermarsi (sesto attacco del torneo a Perugia, terzo a Benevento). Quando gli chiedono chi sono i suoi modelli da allenatore, cita Stefano Pioli (che ha avuto a Modena) e soprattutto Roberto De Zerbi, compagno di squadra a Napoli. Con lui c’è un’amicizia profonda, corroborata da una frequentazione assidua, tant’è che Bucchi è stato spesso a Marsiglia, dove Rdz allena adesso.

Ad Arezzo ha portato con sé il vice allenatore Flavio Giampieretti, il preparatore atletico Iuri Bartoli e il collaboratore tecnico Luca Antei, che andranno a integrare lo staff già presente in organico e composto dal preparatore dei portieri Francesco Franzese, dal preparatore atletico Maurizio Pecorari e dal collaboratore Francesco Testi.

Per Bucchi c’è subito un trittico di gare molto tosto davanti: trasferta a Terni, match interno con la Torres, gara fuori casa con il Rimini. Dovrà trovare velocemente la quadra, raccogliere il testimone che gli ha lasciato Troise e provare a metterci del suo. L’obiettivo dell’Arezzo è raggiungere continuità dopo mesi sull’altalena. E a ben vedere, è anche quello che Bucchi rincorre da quando ha iniziato ad allenare. In bocca al lupo.



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