Lavoratori pronti ad affrontare il futuro? Il 95% degli italiani rischia di restare indietro perché da noi mancano i future-ready workers
In un contesto lavorativo in continua evoluzione, nel corso del 2025 le imprese italiane dovranno essere capaci di rispondere in modo più rapido ed efficace ai cambiamenti proposti dal mercato. È proprio in questo scenario che i cosiddetti «future-ready worker» rappresentano i candidati ideali per diventare la forza lavoro del domani: non è un caso, infatti, se secondo i dati emersi dall’indagine Global Workforce of the Future di The Adecco Group, i dipendenti dotati di resilienza, adattabilità e competenze tecnologiche siano essenziali per sostenere i rapidi mutamenti del mercato.
«I future-ready workers rappresentano un gruppo di lavoratori che si distinguono per proattività, adattabilità e competenze solide nell’utilizzo dell’IA: caratteristiche che sono state individuate come fondamentali da acquisire per affrontare le sfide future e rispondere alle veloci trasformazioni del mondo del lavoro» spiega Tiziana Barca, Responsabile Area Candidati Adecco Italia, e prosegue «Questa definizione nasce dall’analisi tra i lavoratori odierni, di sette criteri chiave che includono flessibilità, consapevolezza ed etica nell’uso della tecnologia. In Italia, i future-ready workers fanno parte di una élite ancora ristretta rispetto alla media globale, in particolare se paragonata a paesi come India o Cina, dove il campione è più consistente. Per contribuire a colmare questo divario, è necessario un approccio proattivo in termini di investimenti sulla formazione in competenze tecnologiche avanzate, soft skills e apertura al cambiamento».
Tuttavia i lavoratori «pronti al futuro» sono ancora pochi, infatti, rispetto ad una media globale del 11%, in Italia solo 5 lavoratori su 100 possiedono le abilità per fronteggiare i rapidi cambiamenti tecnologiche e richieste del mondo del lavoro: un dato molto basso se rapportato a Paesi come India – 35% – e Cina – 25% – nonché in cima alla classifica dei Paesi più preparati alle esigenze del futuro seguiti da Belgio, Turchia e Svezia.
Al fine di supportare lo sviluppo di questi talenti, le imprese devono quindi investire nella formazione continua dei propri dipendenti: è la medesima ricerca di The Adecco Group a rivelare che il 91% dei future-ready workers ha ricevuto un piano di sviluppo personalizzato dal suo datore di lavoro, rispetto al 51% degli altri lavoratori; inoltre, quasi la totalità – il 99% – partecipa regolarmente a corsi sulla leadership contro il 57% della media globale.
«Con il giusto supporto e investimenti mirati, le aziende possono coltivare un ecosistema di talenti resilienti e preparati all’evoluzione. In un momento in cui due terzi dei leader aziendali a livello globale pianificano di reclutare talenti per competenze legate all’IA, piuttosto che formare i team esistenti per fornire loro le giuste competenze, è sempre più necessario un approccio proattivo da parte delle aziende. Sostenere la crescita delle competenze internamente, non solo permette di migliorare la competitività aziendale ma contribuisce a colmare il divario di competenze, riducendo i costi e aumentando la fedeltà dei dipendenti» ha commentato Angelo Lo Vecchio, Amministratore Delegato di Adecco e Presidente di The Adecco Group in Italia.
In conclusione, per garantire una crescita professionale continua è essenziale adottare strategie di upskilling e reskilling offrendo opportunità di sviluppo personalizzate che rispondano alle esigenze specifiche di ciascun individuo ma resta fondamentale concentrarsi sulla trasformazione digitale e sull’uso etico dell’intelligenza artificiale per preparare i lavoratori alle sfide future.
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