Società

L’incubo di Marianna, vittima di stalking: «Avevo paura di fare tutto ciò che facevo da sempre, sembrava che fossi io e non lui sotto processo»

17 anni insieme e poi la rottura. Infine un incubo durato più di un anno e mezzo, un incubo chiamato stalking. Minacce, pedinamenti, menzogne sul conto di Marianna Somma che, dopo aver messo un punto alla storia d’amore con il suo fidanzato storico, ha dovuto dire addio anche alla sua vita di sempre. Una storia come tante la sua che vede una donna vittima due volte, prima del suo stalker, poi della società. Sì perché esiste un buio oltre la siepe in cui, al netto di denunce, processi e condanne, una donna vittima si trova sola, privata della sua consueta esistenza. Un cono d’ombra fatto di una solitudine causata dai pregiudizi, dalla paura, dall’ignoranza e dall’indifferenza di un tessuto sociale che offre compassione ma poi si volta dall’altra parte. Lo sa bene Marianna, che incontriamo insieme al suo avvocato Ilaria Salamandra, oggi testimone di una storia, la sua, che è stata una tempesta. Ora il peggio è passato, ma gli effetti di quell’uragano sono con lei ogni giorno: nella paura che le è rimasta dentro, nel lavoro che non ha più.

Ricostruiamo i fatti…
«Dopo aver posto fine ad una lunga e tormentata relazione sentimentale durata oltre 17 anni, sono diventata vittima di stalking. La mia vita è stata completamente stravolta, la mia credibilità come professionista è stata distrutta e ho addirittura perso il lavoro. Mi sono ritrovata sola e isolata, travolta da un vortice inarrestabile che oltre, a toccare me, ha coinvolto a tappeto tutte le persone intorno a me: familiari, amici, conoscenti, colleghi, datore di lavoro e clienti di lavoro. A mio padre ha mandato foto di me seminuda, rubata nei momenti di quotidianità».

Cosa faceva ai clienti della società in cui lavorava?
«Non posso scendere nei particolari perché c’è ancora un processo in corso. Faceva allusioni, soprattutto di natura sessuale sul mio conto, mi offendeva in ogni modo possibile, minando la mia credibilità. E’ arrivato a chiamare le mogli di alcuni clienti facendo credere cose non vere. Mi sono sentita una donna di facili costumi, oggetto di una narrazione assolutamente non vera. E quelle persone poi mi chiamavano per avere spiegazioni»..

Nel momento in cui quelle persone poi la chiamavano, come si sentiva?
«Mi sentivo crollare il mondo addosso al punto di avere forti attacchi di panico e crisi di ansia. Ero completamente sconvolta per quello che stava succedendo e quello che stavo subendo, ma soprattutto di doverne parlare e dare spiegazioni anche a estranei. Vedevo così rovinata la mia reputazione come professionista».

Cosa le suggeriva la tua razionalità in quei momenti?
«Non sapevo  veramente come fermare quella “valanga”che mi stava travolgendo. Allora ho pensato di chiedere aiuto e ho visto tante porte sbattute in faccia proprio da chi avrebbe dovuto aiutarmi. L’unico vero supporto l’ho avuto dallo sportello SocioDonna e dalla socio terapeuta Munafò che non mi ha mai abbandonata anche nei momenti peggiori di questa vicenda. Lei mi ha accompagnata sin dalla prima denuncia in questo doloroso percorso e quando tutto intorno il mondo crollava era l’unica mia àncora di salvezza. Tramite lo sportello ho conosciuto Ilaria Salamandra (suo attuale avvocato ndr) di cui ho apprezzato non solo il supporto legale ma l’umanità nel trattare la mia vicenda e nel parlare e affrontare tematiche per me dolorose e scottanti».

Quali erano le sue paure?
«Avevo paura di fare tutto ciò che facevo normalmente da sempre nella mia vita quotidiana: dall’andare e tornare dal posto di lavoro a piedi, con i mezzi, percorrendo sempre lo stesso tragitto ogni mattina fino alla semplice passeggiata per shopping nelle vie del Vomero nel weekend. Qualsiasi cosa che fino a quel momento era stata fatta senza avere timori per la mia incolumità e senza dovermi guardare le spalle, era diventata un pericolo e fonte di ansia e paura tanto da sfociare appunto in veri e propri attacchi di panico. Essere vittima di stalking mi ha costretta a cambiare radicalmente le mie abitudini di vita e a non uscire più di casa da sola in nessuna occasione. Ho dovuto cambiare numero. Mi è stato addirittura suggerito di cambiare paese, come fosse nulla».

E al processo cosa è successo? 
«Il processo lo ricorderò come uno dei momenti più bui, difficili e brutti di tutta la mia vita. Dopo la prima denuncia pensavo che il percorso fosse tutto in discesa e la mia situazione sarebbe subito cambiata in meglio e che finalmente avrei potuto vivere da donna libera e serena, come sono sempre stata. Ma così non è stato: mi sono trovata a dover fare continue denunce e al contempo ad affrontare udienze su udienze. Ho vissuto in maniera estremamente dolorosa l’udienza in cui sono stata interrogata perché, oltre a dover ripercorrere in maniera dettagliata gli eventi, ho subìto domande inopportune e scomode riguardanti la mia personalità e la mia sfera intima e che non erano attinenti alla situazione di stalking che stavo vivendo. Come per esempio chiedermi se fossi stata con ogni uomo che era stato chiamato quando avevo già detto che non ero stata con nessuno di quelle persone e che erano tutte false illazioni, oppure chiedermi se mio padre era solito vedermi nuda o farmi il bagno. Una cosa raccapricciante che lede la dignità della vittima e che potrebbe inibire le persone a sporgere denuncia. Il risultato è stato infatti un peggioramento del mio stato d’animo e un crescente stato di malessere. Mi è sembrato fossi io quella sottoposta a processo. Un processo a Marianna Somma, alla sua vita privata, alle sue abitudini, alla sua personalità».

Ora come sta?
«Oggi sono una donna distrutta da questa vicenda che mi ha completamente modificato lo stile di vita, le abitudini quotidiane e persino fatto perdere il lavoro che amavo. Sono sempre stata una donna forte e indipendente, ho viaggiato tanto e ho vissuto all’estero, avevo grandi ambizioni lavorative ed ero brava e competente nel mio lavoro. Ho grandi difficoltà a trovare una nuova collocazione lavorativa e soffro di un forte stato di ansia dovuto a ciò che ho vissuto negli ultimi anni».


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