Fabio Mancini, modello e buddhista: «Il signor Armani mi ha sempre detto devi essere il primo che arriva al lavoro e l’ultimo che se ne va, poi nella tua vita privata fai quello che vuoi»
Ripubblichiamo l’intervista di Alessandra Paudice al modello Fabio Mancini pubblicata a dicembre, una delle più apprezzate dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2024.
Fabio Mancini, modello e volto storico di Giorgio Armani, nato da padre italiano, originario di Castellaneta e da madre italo-indiana, che a lungo è stato annoverato nella top 25 mondiale dei supermodel più sexy del pianeta e che ha calcato le passerelle di tutto il mondo, a 37 anni ha iniziato a percorrere la strada illuminata dal buddhismo.
Un nuovo progetto lo vede impegnato a livello sociale con il Fabio Mancini European School Project, un programma dedicato al benessere psicologico degli adolescenti, entrato in molte scuole italiane, dove propone un dialogo con i ragazzi che, secondo diversi studi, ricercano punti di riferimento reali con i quali parlare e confrontarsi, lontano dalle dinamiche mediatiche e social.
Una missione della quale, come si legge nel suo libro 108 volte mi perdono (ed. Rizzoli), si è sentito investito dal Dalai Lama che lo ha chiamato «guerriero di pace», durante un incontro nel corso di un viaggio partito dall’India alla ricerca delle sue radici.
Fabio Mancini il suo impegno lo ha preso sul serio e ha già ricevuto riconoscimenti. L’11 dicembre, nella prestigiosa Sala Caduti di Nassiriya, presso il Senato della Repubblica ha presentato il suo progetto di orientamento nelle scuole che gli ha permesso di ricevere il premio Campioni per la Salute, che nasce con l’ambizione di creare un ponte tra Sport e tematiche sociali supportato da esponenti politici e dalla Croce Rossa. Nel 2023 era stato nominato giovane leader europeo da Friends of Europe, gruppo innovativo senza scopo di lucro, nato nel 1999 a Bruxelles, che si occupa di rapporti e studi approfonditi, analisi e dibattito delle politiche dell’Unione europea del presente e del futuro.
Lo abbiamo sentito per farci raccontare la sua nuova vocazione.
Come agisce in concreto il progetto Fabio Mancini European School Project?
«Rientra in tutto è per tutto nell’orientamento scolastico. Ormai già da quasi due anni giro per le scuole, a oggi ne ho visitate 130 in tutta Italia, dall’asilo nido all’università, dove ho cercato di far passare il messaggio che anche quando si è un personaggio pubblico, se non si ha educazione, gentilezza, consapevolezza, sia a livello umano che professionale, non si va da nessuna parte. È quello che ho imparato nel mio lavoro grazie a un mentore come il signor Armani. Offro solo un’opzione tra le tante e in quell’ora che sono nelle scuole, la mia agorà, instauro un dialogo e cerco di rispondere a tutte le domande che mi vengono poste, non intendo convertire nessuno al buddismo».
Come è nata l’idea del Fabio Mancini European School Project?
«Mi avevano proposto un reality show dove il budget era di quasi 150 mila euro per mettermi a nudo, far vedere il corpo, parlare della vita privata, così mi sono interrogato sulla mia passione, volevo farlo? La risposta che ho trovato in me è stata “dedicati ai giovani e soddisfa il desiderio di aiutarli”. In molti mi hanno sempre chiesto “come si fa a diventare modelli?”, “cosa si fa per diventare famosi nel campo della moda?” e ho scelto di spiegarlo e farlo di persona. Vado nelle scuole a parlarne gratuitamente e ad affrontare tutti i temi che riguardano i ragazzi, dal body shaming ai problemi alimentari, con il supporto di pediatri, medici che mi seguono per capire le loro problematiche psicosomatiche e sociali. Molti pensano al loro futuro come modelli, influencer, Youtuber, lavori effimeri che scelgono perché hanno ideali sbagliati, pensano che li faccia diventare subito ricchi e famosi. Punto a diventare un esempio buono per le nuove generazioni, mettendoci la faccia, senza andare contro un sistema che conosco benissimo, ma cercando di indicare una strada diversa. Ho lasciato la vita delle passerelle che non mi dava più soddisfazione per dedicarmi agli altri, proprio nel pieno della mia carriera. Dopo quasi 18 anni non volevo rubare un posto a un ragazzo che veramente vuole fare questo lavoro, mi sono messo da parte, anche se ancora ho qualche contratto e ho creato questa associazione nel terzo settore, che diventerà una fondazione, e per la quale sto cercando di avere sostegno dal Senato, dalla Camera dei Deputati, dal Ministero della Salute, per amplificare la risonanza a livello nazionale».
Source link