Chi ha ucciso JonBenét Ramsey? Il caso irrisolto della reginetta di bellezza uccisa a 6 anni nella notte di Natale
Da 28 anni, l’identità di chi ha tolto la vita a JonBenét Ramsey, una bambina di sei anni trovata morta nella sua casa di Boulder, Colorado, rimane un mistero. Colpita con violenza, strangolata e imbavagliata, la piccola reginetta di bellezza è stata al centro di uno dei casi irrisolti più discussi di sempre.
Oggi, una nuova serie documentaristica di Netflix riaccende i riflettori su questo dramma senza soluzione, proponendo nuove prospettive di indagine grazie alle più recenti tecnologie investigative.
Il peso dei sospetti sulla famiglia
Il documentario, intitolato Cold Case: Who Killed JonBenét Ramsey, analizza approfonditamente il caso. John Bennett Ramsey, padre della piccola, oggi ottantenne, interviene più volte, rivelando il dolore e la frustrazione vissuti dalla sua famiglia, accusata ingiustamente per anni. Sebbene nel 2008 un’analisi del DNA abbia ufficialmente scagionato i Ramsey, l’ombra del sospetto ha continuato a gravare su di loro.
«La polizia di Boulder non era preparata a gestire un crimine di questa portata», ha spiegato in un’intervista alla Cnn. «Hanno commesso errori gravi fin dall’inizio, concentrandosi su di noi invece di seguire le prove».
JonBenét Patricia Ramsey era una piccola stella emergente nel mondo dei concorsi di bellezza: aveva conquistato titoli come Little Miss Colorado e America’s Royale Miss. La madre, Patsy Ramsey, ex Miss West Virginia, aveva trasmesso alla figlia la passione per il palco. Solo pochi giorni prima della tragedia, JonBenét aveva partecipato a una parata natalizia, sfilando su un carro decorato con il suo nome. La sua esibizione pubblica ha portato anche a ipotizzare che potesse essere stata presa di mira da qualcuno, ossessionato dalla sua immagine.
La lettera che chiedeva il riscatto
La mattina di Santo Stefano, nel 1996, Patsy trovò in casa, sulle scale, una lunga lettera che chiedeva un riscatto per il rilascio della bambina. Qualche ora dopo, il corpo della piccola fu rinvenuto nello scantinato della casa, vittima di una morte brutale. JonBenét presentava segni di aggressione sessuale, un trauma cranico e segni di strangolamento provocati da una corda legata a un pennello rotto, appartenente a un set artistico di Patsy.
La lettera, uno degli elementi più enigmatici del caso, era scritta a mano su un foglio prelevato da un bloc notes di Patsy Ramsey. Chiedeva esattamente 118.000 dollari, cifra identica al bonus natalizio ricevuto da John Ramsey quell’anno. Questo dettaglio ha portato a ipotizzare che la scena del crimine fosse stata manipolata.
Un’indagine compromessa
L’intervento della polizia fu segnato da errori e negligenze che hanno compromesso irrimediabilmente la risoluzione del caso. La casa non fu immediatamente isolata, e amici e parenti dei Ramsey furono lasciati liberi di muoversi tra le stanze, contaminando le prove.
Quando John Ramsey trovò il corpo della figlia nello scantinato, poche ore dopo la scoperta della richiesta di riscatto, la scena del crimine era ormai stata inquinata.
I sospetti sulla famiglia e la svolta del Dna
Per anni, i sospetti si concentrarono sui Ramsey, con particolare attenzione su Patsy, accusata da alcuni di aver ucciso accidentalmente la figlia durante un episodio di rabbia. Tuttavia, le analisi del Dna condotte nel 2008 mostrarono tracce genetiche appartenenti a un uomo sconosciuto sugli indumenti di JonBenét, escludendo definitivamente i membri della famiglia. John Ramsey ha spesso denunciato l’approccio della polizia: «Non cercavano la verità, volevano solo chiudere il caso».
La genealogia genetica: una nuova speranza
Negli ultimi anni, la genealogia genetica – che utilizza il Dna per rintracciare i parenti di un sospetto attraverso database genealogici online – si è rivelata uno strumento decisivo per risolvere crimini irrisolti. Questa tecnica ha già portato alla cattura di serial killer come il Golden State Killer, che ha terrorizzato la California tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80.
Il dipartimento di polizia di Boulder, sotto una pressione crescente, ha recentemente coinvolto esperti esterni per riesaminare il caso e verificare se nuove prove possano emergere dalle tracce genetiche disponibili.
Una ferita ancora aperta
Dopo la morte di Patsy Ramsey per un tumore nel 2006, John Ramsey ha continuato a lottare per ottenere giustizia. Pur partecipando al documentario, ha ammesso di non riuscire a guardarlo: «Ogni volta che ci penso, è come rivivere quel Natale. Il dolore non se ne va mai».
Source link