“Fuori la politica dall’Arpa” – BarlettaLive.it
“All’indomani dell’approvazione di quello che potrebbe essere l’ultimo bilancio di questa legislatura regionale, imperversano le polemiche sull’approvazione da parte del Consiglio della norma che, modificando la legge elettorale regionale, aumenta a 180 giorni dalla scadenza naturale della legislatura il termine entro il quale i sindaci devono dimettersi per candidarsi in Consiglio regionale.” Così il capogruppo di Azione Mennea e il consigliere Sergio Clemente.
“Tra costituzionalisti veri e improvvisati che tirano in ballo la presunta lesione del diritto degli elettori a votare un sindaco in Consiglio regionale e chi invece teme posizioni dominanti non lecite in campagna elettorale da parte di chi detiene la carica di primo cittadino, ciò che emerge è la vera necessità di modificare una legge elettorale poco chiara e che in troppe sue parti si presta a molteplici interpretazioni, come dimostrano le decine di ricorsi che il TAR e il Consiglio di Stato hanno dovuto decidere nel 2015 e nel 2020. Ad ogni buon conto, è bene ricordare che la regione Campania ha approvato recentemente la riforma della legge elettorale compreso la norma che prevede le dimissioni dei sindaci, in questo caso 90 giorni prima, e nessuno ha gridato allo scandalo, né tanto meno quella norma è stata impugnata.”
“Per queste ragioni alla ripresa dei lavori dopo la pausa natalizia depositeremo una proposta di legge – già da tempo redatta e portata a conoscenza di tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza e rispetto alla quale non abbiamo ricevuto alcun riscontro – che mira appunto a rendere più chiara e attuale la legge elettorale pugliese e a colmare alcune lacune che la stessa presenta.” “Noi di Azione siamo disposti a rivedere la norma appena approvata sui termini della incandidabilità dei sindaci. Tuttavia, lo faremo alla sola condizione che prima si abolisca un’altra norma approvata in sede di bilancio, molto più delicata, pericolosa ed inaccettabile di quella relativa ai sindaci. Ci riferiamo all’emendamento che prevede la costituzione, all’interno dell’Agenzia ARPA Puglia, del Consiglio di Amministrazione. Il motivo della necessità dell’abolizione di questa norma non è tanto e non solo quello di impedire la moltiplicazione delle poltrone, ma serve ad evitare che un’agenzia che deve svolgere funzioni terze e di controllo su materie importantissime come l’ambiente e che esprime pareri tecnici e scientifici nei procedimenti autorizzativi di impianti possa essere condizionata e condizionabile dalla politica. Quindi, fuori la politica dall’ARPA, perché la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini non può avere colore politico né essere oggetto di mire di potere”, concludono Mennea e Clemente
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