L’Arezzo ha chiuso in bellezza. Il colpo di Campobasso e le ambizioni per il girone di ritorno
NELLA TANA DEL LUPO – In un campionato in cui sono i dettagli a spostare gli equilibri, la differenza l’ha fatta l’ingenua trattenuta di Celesia su Ogunseye e un atteggiamento volitivo, tenace che non sempre in questi mesi l’Arezzo ha saputo mettere in campo. Vincere a Campobasso non era semplice per motivi ambientali e tecnici, anche se la squadra di Braglia adesso è in un periodo di magra. E non lo era nemmeno per i precedenti, visto che sul terreno del lupo gli amaranto c’erano riusciti una volta sola 42 anni fa. Quindi bene così.
REAZIONE A CATENA – Il dato tecnico interessante è che la squadra ha saputo fronteggiare l’assenza di un elemento cardine come Guccione, appiedato dalla squalifica. Più volte è stata sottolineata l’importanza del fantasista per lo sviluppo della manovra, in virtù della sua abilità nel legare centrocampo e attacco e nel trovare soluzioni di passaggio non banali. Ieri l’Arezzo ne ha fatto a meno, restando dentro la gara anche quando il Campobasso aveva preso in mano l’inerzia. Era la terza partita tosta in una settimana, con la delusione post Trapani che ancora bolliva. La reazione, specie dal punto di vista caratteriale, è stata incoraggiante e ha prodotto diverse cose buone.
COSA SERVE – Troise in sala stampa ha scisso prestazione e risultato, tenendosi stretto il secondo e sottolineando i difetti della prima. Trombini ha dovuto metterci una pezza svariate volte e l’ultima mezz’ora, in parte giustificata dallo stress del trittico settimanale, non è stata da squadra d’alta classifica, tecnicamente parlando. E’ su questo aspetto che si intravedono i margini di miglioramento più ampi: solo per restare all’ultimo periodo, si ricordano un ottimo primo tempo con l’Entella e una ripresa evanescente; settanta minuti incolori a Lucca ravvivati solo nel finale; una prestazione gagliarda con la Pianese ancorché avvolta nella nebbia; un pomeriggio pugnace a Campobasso diventato sempre più sofferente con il trascorrere dei minuti. Al di là dei risultati, la continuità delle interpretazioni farà la differenza nel girone di ritorno.
NUMERO UNO – Trombini è stato il migliore in campo e, osservando questa prima parte di stagione, possiamo definirlo l’unico il cui rendimento è lievitato rispetto a un anno fa. Testa sulle spalle e voglia di lavorare: il suo è l’identikit del giocatore ideale. Bene Gigli, dominante di testa e solido come mai gli era accaduto finora, specie quando sono cominciati a piovere cross da tutte le parti. Lazzarini è subentrato con il sangue agli occhi nel momento più concitato del match e non è sbagliato scrivere che è stato decisivo al pari di Pattarello. Mawuli da mezz’ala ha lasciato il segno sulla partita, scrollandosi di dosso il torpore che ne aveva caratterizzato il cammino finora. Tutto questo in vista di un mercato che avrà un peso rilevante per il destino di molte squadre.
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BUON NATALE – I tre punti prima delle feste hanno sempre un sapore speciale e quelli di Campobasso non fanno eccezione. L’Arezzo ci ha messo le mani sopra con una prestazione vigorosa per almeno un’ora, non irreprensibile dal punto di vista tecnico ma combattiva e garibaldina. La squadra ha concesso tanto agli avversari, creando a sua volta. E l’episodio del rigore ha sparigliato le carte. L’ultimo spezzone è stato di strenua resistenza ma ha prodotto un risultato importante che ha accorciato la classifica e addolcito il Natale. Non era scontato che succedesse.
NELLA TANA DEL LUPO – In un campionato in cui sono i dettagli a spostare gli equilibri, la differenza l’ha fatta l’ingenua trattenuta di Celesia su Ogunseye e un atteggiamento volitivo, tenace che non sempre in questi mesi l’Arezzo ha saputo mettere in campo. Vincere a Campobasso non era semplice per motivi ambientali e tecnici, anche se la squadra di Braglia adesso è in un periodo di magra. E non lo era nemmeno per i precedenti, visto che sul terreno del lupo gli amaranto c’erano riusciti una volta sola 42 anni fa. Quindi bene così.
REAZIONE A CATENA – Il dato tecnico interessante è che la squadra ha saputo fronteggiare l’assenza di un elemento cardine come Guccione, appiedato dalla squalifica. Più volte è stata sottolineata l’importanza del fantasista per lo sviluppo della manovra, in virtù della sua abilità nel legare centrocampo e attacco e nel trovare soluzioni di passaggio non banali. Ieri l’Arezzo ne ha fatto a meno, restando dentro la gara anche quando il Campobasso aveva preso in mano l’inerzia. Era la terza partita tosta in una settimana, con la delusione post Trapani che ancora bolliva. La reazione, specie dal punto di vista caratteriale, è stata incoraggiante e ha prodotto diverse cose buone.
COSA SERVE – Troise in sala stampa ha scisso prestazione e risultato, tenendosi stretto il secondo e sottolineando i difetti della prima. Trombini ha dovuto metterci una pezza svariate volte e l’ultima mezz’ora, in parte giustificata dallo stress del trittico settimanale, non è stata da squadra d’alta classifica, tecnicamente parlando. E’ su questo aspetto che si intravedono i margini di miglioramento più ampi: solo per restare all’ultimo periodo, si ricordano un ottimo primo tempo con l’Entella e una ripresa evanescente; settanta minuti incolori a Lucca ravvivati solo nel finale; una prestazione gagliarda con la Pianese ancorché avvolta nella nebbia; un pomeriggio pugnace a Campobasso diventato sempre più sofferente con il trascorrere dei minuti. Al di là dei risultati, la continuità delle interpretazioni farà la differenza nel girone di ritorno.
NUMERO UNO – Trombini è stato il migliore in campo e, osservando questa prima parte di stagione, possiamo definirlo l’unico il cui rendimento è lievitato rispetto a un anno fa. Testa sulle spalle e voglia di lavorare: il suo è l’identikit del giocatore ideale. Bene Gigli, dominante di testa e solido come mai gli era accaduto finora, specie quando sono cominciati a piovere cross da tutte le parti. Lazzarini è subentrato con il sangue agli occhi nel momento più concitato del match e non è sbagliato scrivere che è stato decisivo al pari di Pattarello. Mawuli da mezz’ala ha lasciato il segno sulla partita, scrollandosi di dosso il torpore che ne aveva caratterizzato il cammino finora. Tutto questo in vista di un mercato che avrà un peso rilevante per il destino di molte squadre.
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