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Germania, killer segnalato. “L’Arabia chiese l’arresto”


Germania, killer segnalato. "L'Arabia chiese l'arresto"

Magdeburgo non ha dormito ieri. E se ha dormito si è svegliata scudisciata dal dolore e dalla rabbia. E con la sorpresa di non essere stata aggredita dal nemico più facile da detestare.

Sono cinque i morti e oltre duecento feriti lasciati per terra da Taleb Abdulmohsen, il saudita cinquantenne che lavora come psichiatra alla Clinica Salus di Bernburg, a una quarantina di chilometri da Magdeburgo, e che venerdì ha affittato una Bmw per lanciarla alle 19,04 contro la folla in cerca di un po’ di gioia infantile gironzolando per le bancarelle del mercatino natalizio. Che dopo il venerdì nero angoscia non verrà più aperto. «Qui sono morte delle persone. Aprire un mercato significa che la gente mangia e beve vin brulé dove le persone sono morte. Non accadrà finché avrò qualcosa da dire qui», garantiva ieri alla stampa Ronni Krug, responsabile delle risorse umane, dei servizi ai cittadini e dell’ordine della città di Magdeburgo.

Un profilo controverso, quello dell’attentatore, con ideologie mescolate come calzini spaiati nel cassetto: arabo ma anti-islamico, simpatizzante dell’Afd anche se il partito di estrema destra non sa chi sia, mosso da motivazioni forse personali, forse politiche, forse entrambe saldate in un cocktail letale. Ieri il procuratore di Magdeburgo Horst Walter Nopens ha detto che «il crimine potrebbe avere un retroterra di malcontento nei confronti del modo in cui i profughi provenienti dall’Arabia Saudita vengono trattati in Germania». In ogni caso l’uomo, arrestato poco dopo l’orribile assalto, è stato ieri interrogato. È sotto inchiesta per sospetto omicidio, tentato omicidio e lesioni personali.

Cinque le sue vittime, quindi. Tra esse anche un bambino di 9 anni, quello per cui versare più lacrime. Ma i morti potrebbero aumentare, perché dei feriti almeno quaranta sono gravi, alcuni in pericolo di vita. Tra essi, garantisce la nostra ambasciata a Berlino, non dovrebbe esserci alcun italiano.

Ieri è stato il giorno del dolore e delle riflessioni. A Magdeburgo, capitale del Land Sassonia-Anhalt, nell’ex Germania Est, è piombato il cancelliere Olaf Scholz, che ha visitato il luogo dell’attentato e ha usato le parole del buon senso e della furia: «Un atto terribile e folle», ha detto, prima di ruggire: «Agiremo contro chi vuole seminare odio». Con Scholz la ministra degli Interni Nancy Faeser, che aveva in mattinata disposto che tutte le bandiere su tutti gli edifici federali fossero issate a mezz’asta, e il ministro della Giustizia Volker Wissing, tutti vestiti di nero. In serata ha raggiunto la città anche il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che ha partecipato alle 19 a una cerimonia di commemorazione delle vittime nella cattedrale. Ai politici i cittadini chiedono di interrogarsi su che cosa si sarebbe potuto fare di più e di meglio per evitare la strage. Magari, dice più di qualcuno, ascoltare l’Arabia Saudita che, è emerso ieri, aveva avvertito tre volte le autorità tedesche circa la pericolosità di Taleb. Nel 2023 Riad aveva richiesto alla Germania, tramite l’Interpol, il suo arresto per presunte attività terroristiche: domanda respinta al mittente perché, come rivela Der Spiegel, «poteva essere politicamente motivata». Taleb era infatti considerato un perseguitato del regno saudita e godeva di asilo politico in Germania.

L’islamofobia dello psichiatra è conclamata. Secondo il Wall Street Journal l’uomo gestiva un sito web e canali di social media nei quali metteva in guardia i tedeschi contro l’Islam. Posizioni che lo avrebbero indotto a solidarizzare con il partito tedesco di estrema destra anti-immigrazione Afd, anche se ieri la portavoce dell’Alternativa per la Germania, Alice Weidel, ha tagliato corto: «Possiamo escludere che l’autore dell’attentato di Magdeburgo fosse un membro dell’AfD. Non c’è mai stata nemmeno una richiesta di adesione», ha detto al Rheinische Post.

L’anomalia della figura di Taleb attutisce la propaganda, da qualsiasi punto la si voglia vedere questa storia non è classificabile secondo categorie prestabilite.

L’unico a sbucare è il solito Viktor Orbàn, premier ungherese, che ieri ha notato che «sembra quasi un attentato programmato» e ha attribuito la causa «al modo in cui è stata trasformata l’Europa occidentale, ovvero dall’immigrazione di massa».


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