Economia

Sparkle, l’offerta di Mef e Retelit conferma la valutazione a 700 milioni

Il Mef ha presentato, allo scadere del termine, l’offerta vincolante per Sparkle che conferma la valutazione preliminare di un enterprise value (equity più debito) di 700 milioni. Tim, che oggi possiede interamente la società dei cavi sottomarini per i collegamenti internazionali, deve ora valutare l’offerta, valida fino al 27 gennaio, seguendo l’iter previsto per le parti correlate, dato che il Mef rileverà la quota maggioritaria di Sparkle, il 70%, e in Telecom è indirettamente presente tramite Cdp, che detiene poco meno del 10% del capitale ordinario. Diverso era il caso della rete nazionale, passata a luglio al consorzio guidato da Kkr, dove il Mef partecipa con una quota del 16%.

In partita il Tesoro questa volta è accompagnato dal fondo di private equity spagnolo Asterion che però interviene tramite la controllata Retelit, anche se – pare – sia da escludere la fusione tra le due società che pure potrebbe produrre sinergie. Asterion-Retelit avrà il 30%, con prerogative di governance di minoranza.

Asterion non è al debutto in Italia. Nel settore delle tlc già da qualche anno ha in portafoglio Retelit, cui più recentemente ha aggiunto il controllo di Irideos, rilevata da F2i, il fondo infrastrutturale italiano guidato da Renato Ravanelli. Irideos, con Brennercom, è poi stata incorporatada Retelit ad agosto. Lo scorso luglio, in altro settore, Asterion ha rilevato il controllo di 2i Aeroporti, la holding che controlla gli scali di Napoli Capodichino, Salerno, Torino, Trieste e possiede una quota del 36% in Sea, il gestore degli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, affiancando F2i che ha mantenuto il controllo col 51%.

Nel 2023 Retelit ha realizzato un fatturato di 284,1 milioni. Sparkle nello stesso anno, al lordo del traffico voce, ha contabilizzato ricavi per 1025,5 milioni. Dal sito di Retelit, che non è più quotata, si apprende che la società dispone di 43mila chilometri di rete in fibra ottica (collegamenti nazionali e internazionali terrestri, ma anche sottomarini) e 34 data center.

Quanto a Tim l’operazione permetterà di uscire da un business infrastrutturale che richiede continui investimenti e non rientra più nel perimetro di attività di un gruppo che, giocoforza, si sta concentrando sui servizi. Telecom Italia Spa ha in carico la partecipazione in Sparkle a 481 milioni, dopo la svalutazione operata in bilancio lo scorso anno. Aggiungendo l’indebitamento finanziario netto di Sparkle, pari a 383 milioni nell’esercizio 2023, si arriverebbe a un enterprise value di 864 milioni. Per valutare plus o minusvalenze per Tim si dovrà però far riferimento alla situazione della società al momento della firma, con eventuali aggiustamenti al closing. Ci vorranno ancora mesi perché, una volta accettata l’offerta, il passaggio di proprietà richiederà di intraprendere iter autorizzativi in diversi Paesi data la natura internazionale del business della società.


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