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Rik Van Looy è morto: addio all’Imperatore di Herentals. Vinse due Mondiali e tutte le Classiche


Addio Rik Van Looy, addio Imperatore di Herentals. Il Belgio ha perso una delle sue icone del ciclismo: due Mondiali, 8 Classiche monumento (tutte, almeno una volta, uno dei soli tre a riuscirci con Eddy Merckx e Roger De Vlaeminck), 39 vittorie di tappa nei tre Grandi Giri (18 alla Vuelta, 12 al Giro e 9 al Tour) e una personalità immensa. Fu a capo della leggendaria Guardia Rossa, composta dai suoi gregari della Faema, che sempre – o quasi, come vedremo – gli furono fedeli. Avrebbe compiuto 91 anni il 20 dicembre. Merckx lo ha salutato così: “Sapevo che non stesse bene da un po’. Correre contro di lui era una sfida unica. È uno dei migliori corridori belgi di sempre, un grande campione e un grande avversario. La sua forza di volontà e la sua voglia di vincere sono cose che rimarranno sempre con me”.

Gli esordi

Già nelle categorie giovanili, Hendrik “Rik” Van Looy, nato nel 1933 a Grobbendonk, non lontano da Anversa da una famiglia di estrazione popolare (da bambino distribuiva il latte nel vicinato servendosi di una bicicletta pesantissima) si rivela un vincente. A 22 anni approdò alla Faema di Briek Schotte e Federico Bahamontes. Già nella sua prima stagione con la nuova maglia conquista Gand-Wevelgem e Scheldeprijs: la sua propensione per le gare sul pavé emerge prestissimo. E prestissimo, per i belgi, diventa Rik II, erede del primo grande Rik del ciclismo fiammingo, Van Steenbergen.

Grazie anche alla sua lingua acuminata e al suo fascino (e a quello di sua moglie Nini) da divo hollywoodiano Van Looy supera presto Van Steenbergen in termini di popolarità. Nel 1958 vince la sua prima grande classica, la Milano-Sanremo. Nasce la “Guardia Rossa” per via del colore delle maglie. La base del team è in Italia: gli allenamenti sul lago di Garda sono rivoluzionari per l’epoca. La qualità maggiore di Van Looy è la sua volata fulminante negli sprint ristretti: le vittorie a fine carriera saranno quasi 500. Una Sanremo, due Fiandre, tre Roubaix, una Liegi e un Lombardia il suo palmarès nelle Classiche monumento.

I Mondiali e il tradimento di Ronse

Grazie al suo sprint Rik Van Looy vince anche due Mondiali: nel 1960 batte il campione uscente André Darrigade al Sachsenring. Un anno dopo, fa lo stesso a Berna con Nino Defilippis. Quando due anni dopo verranno organizzati i Campionati del Mondo a Ronse, l’intero paese si aspetta un terzo titolo mondiale per Van Looy, con il quale eguaglierebbe Van Steenbergen. L’intera squadra belga corre al servizio di Van Looy e tiene unito il gruppo per uno sprint di gruppo. Van Looy viene sorpreso e tradito dal suo gregario di giornata Benoni Beheyt in un finale scorrettissimo da entrambe le parti: è il “tradimento di Ronse”. La carriera subito dopo il titolo mondiale per Beheyt non fu facile: faticò infatti, nonostante alcuni successi di rilievo, a ottenere ingaggi, riconoscimenti e inviti alle kermesse per la nomea di traditore e per il potere che Van Looy dispiegò nei confronti di organizzatori e tifosi.

L’arrivo di Merckx

Nel 1966 Eddy Merckx approda alla Faema e per Van Looy gli spazi si chiudono. Dopo la sua carriera, Van Looy è diventato direttore della scuola di ciclismo fiamminga di Herentals, città di cui è anche cittadino onorario e a cui deve il suo soprannome: “L’imperatore di Herentals”. Dopo il ritiro aprì un negozio di biciclette dove lavorò per trent’anni. Svolse anche il mestiere di poliziotto, finendo però al centro di un caso di cronaca: mentre si esercitava con la pistola ferì infatti mortalmente il figlio più piccolo.




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