Scienza e tecnologia

Se togliete le skin a Call of Duty Black Ops 6, cosa rimane?

Call of Duty: Black Ops 6 ha registrato il miglior lancio della serie. La colpa, si fa per dire, è anche del Game Pass.

Da quando Activison Blizzard è stata inglobata negli Xbox Studios, Microsoft si può finalmente permettere di arricchire il suo abbonamento mensile con la serie di sparatutto più longeva e famosa di sempre.

E l’arrivo di Black Ops 6 sul Game Pass ha fatto registrare anche un aumento del numero di abbonati, come in parte era prevedibile che fosse.

Anche perché, per come è ora Call of Duty, ha quasi più senso pagarlo in abbonamento mensile e giocarlo solo per quel lasso di tempo in cui continuiamo a percepirlo come un passatempo divertente.

Ciò nonostante, rimane comunque uno dei videogiochi più criticati e discussi del web. Tralasciando chi punta il dito sul netcode, su Ricochet (il sistema anti-cheat) e sull’autoaim degli utenti console, vorrei concentrarmi su due aspetti: le skin operatore e il concetto di Call of Duty in abbonamento.

Sembra Fortnite

Il gamer di vecchia data quando vuole risultare offensivo nei confronti di un videogioco se ne esce con battute tipo “sembra Fortnite”. E una battuta del genere è all’ordine del giorno anche con Black Ops 6.

Le skin degli operatori sono infatti diventate uno dei punti focali dell’esperienza multigiocatore. Detta così sembra quasi di trovarsi di fronte a un gioco senza speranza che fa degli acquisti in-app estetici la sua unica ragione di vita. Non è così.

C’è un motivo estremamente semplice se Activision propone skin sempre più vistose, sgargianti e nonsense negli ultimi capitolo di Call of Duty: vendono bene.

Che vi piaccia o meno, c’è una enorme base di utenza che acquista e usa queste skin, e che di conseguenza non riversa la propria bile sui social come fanno invece i gamer che si credono migliori degli altri.

Ammetto che inizialmente storcevo anch’io il naso di fronte a una roba del genere, memore dei capitoli del passato e del loro stile grafico.

Poi mi sono ritrovato in Call of Duty: Vanguard (ambientato nella Seconda Guerra Mondiale) a girare con la skin e l’arma di Godzilla massacrando altri giocatori che avevano quella di King Kong e ho smesso di farci caso.

C’è poi quella strana tendenza di alcuni a voler considerare Call of Duty un simulatore di guerra, quasi come se le sue dinamiche di shooting o le sue sequenze di punti fossero in qualche modo realistiche. Non lo sono, e non lo erano nemmeno in passato. Se cercate qualcosa del genere dovreste probabilmente rivolgere la vostra attenzione a titoli come ARMA III o simili.

No, Call of Duty è quasi più uno sparatutto arcade con ritmi altissimi, che nulla hanno a che vedere con situazioni realistiche o scenari di guerra. Si spawna, si killa, si viene killati, tutto nell’arco di secondi o pochi minuti, almeno nelle modalità di gioco classiche.

E per distinguersi dagli altri, o anche solo per vedere il proprio personaggio nelle killcam o negli highlight finali con costumi strani o unici nel loro genere, può avere il suo perché comprarsi una veste per un operatore specifico.

E come avrete forse capito dal mio citare Vanguard, la presenza delle skin operatore va avanti oramai da anni, non è certo una novità di Black Ops 6.

Eppure ci sono giocatori che continuano a sorprendersi di questa cosa, come se Activision dovesse rinunciare da un capitolo all’altro a una caratteristica che continua a generare ricavi.

Se davvero fossero cosa non gradita ai giocatori non venderebbero, e il publisher potrebbe convincersi eventualmente a rimuoverli. Ma non ci sperate.

E qui secondo me entra in gioco l’abbonamento al Game Pass e la frequenza di pubblicazione dei nuovi CoD, uno dei punti secondo me che si potrebbe e si dovrebbe criticare ad Activision.

Un CoD l’anno? Non a prezzo pieno

All’uscita di un nuovo Call of Duty non c’è un abbandono immediato e repentino del precedente capitolo, ma dopo poco già si sa che il gioco andrà a morire.

In parte ci saranno sempre meno contenuti e aggiornamenti, e in parte la community transiterà via via sempre di più verso il nuovo.

Certo è che, se si trattasse di un gioco che esce ogni 2 o 3 anni, ci si potrebbe anche stare. Il fatto però è che ogni anno esce un nuovo Call of Duty, anche grazie al fatto che le software house sotto Activision che si occupano della loro realizzazione si alternano fra di loro in modo da mantenere questa frequenza di pubblicazione.

E il prezzo ogni anno è quello di un gioco tripla A. Non si parla quindi di 39 o di 49€, ma di investimenti che vanno dai 79,99€ in su.

Se a questo ci aggiungete più pass battaglia su base annuale, pacchetti operatori opzionali ed eventuali abbonamenti console per giocare online, si sta forse un po’ esagerando.

E qui entra in gioco il Game Pass. Inutile sorprendersi del successo di Black Ops 6 di quest’anno, vista la sua presenza nell’abbonamento di Microsoft.

Tra spendere 79,99€ di colpo per magari giocarci 2 mesi e abbonarsi al Game Pass e goderselo fintanto che ci va, avendo a disposizione un’intera libreria di altri titoli di qualità, non c’è proprio paragone.

Proprio vista la sua natura, Call of Duty ha sempre più le caratteristiche di un gioco in abbonamento, e non certo di un tripla A a prezzo fisso.

E badate bene, il prezzo in sé non sarebbe nemmeno sbagliato. Black Ops 6 offre una gustosa campagna multigiocatore, una modalità zombie divertente, multiplayer classico con tante modalità, tante mappe e novità frequenti. Di fatto si parla di ore e ore e ore di gioco, non una roba che dopo 20 o 30 ore butti via come un giocattolo vecchio.

Ma non è nemmeno giusto, proprio per la sua natura di multiplayer (anche competitivo), che ogni anno ci siano solo evoluzioni marginali nel gameplay e qualche cambio di rotta nello stile (Guerra Fredda, poi Guerra Moderna, poi Guerre Mondiali, e così via in circolo). A meno appunto di non proporlo in abbonamento come sta facendo ora Microsoft.

E comunque è sempre divertente

Al netto di tutto, ogni anno sono quasi scocciato quando lo avvio la prima volta per provarlo.

Adoro CoD, ma proprio questa alternanza annuale, come avrete oramai capito da quanto detto finora, è un po’ snervante.

Poi però mi trovo a giocarlo per settimane e settimane, sperimentando mappe, modalità, skin operatore, armi sempre diverse, build di perks e serie di uccisioni diverse.

Cosa rimane levando le skin a pagamento? Comunque tanta roba.

Il nuovo Movimento Assoluto è una bomba, difficile da padroneggiare, ma molto soddisfacente una volta che si è capito come funziona. E ci sono tante mappe, nuove e vecchie, dove applicare il nuovo movimento a 360° diventa quasi fondamentale per dominare sui giocatori esperti.

E alla fine, anche con le novità del caso e le skin esuberanti, Call of Duty è sempre Call of Duty: rapido, brutale, divertente e frustrante allo stesso tempo, con i soliti pregi e difetti che risalgono addirittura ai primi capitoli della saga.

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