Aspirante vigilessa esclusa dal concorso per i tatuaggi, il Tar respinge il ricorso
Esclusa dalla graduatoria per un posto nella polizia locale a causa dei tatuaggi. È il caso di un’aspirante vigilessa di Lanciano, che si è rivolta al Tar di Pescara. Dopo la discussione venerdì 13 dicembre, i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso per la sospensione cautelare dell’esclusione dalla graduatoria, riservando ogni decisione alla successiva udienza di merito.
La donna, 35 anni e madre di due bambini, sarebbe stata esclusa dal concorso per via di due piccoli tatuaggi su caviglia e piede. Il ricorso, curato dagli avvocati Amedeo Di Odoardo e Fabio Caprioni del foro di Teramo, fa riferimento a una possibile discriminazione della candidata poiché nell’indossare la gonna, prevista dalla divisa d’ordinanza, i tatuaggi sarebbero visibili (con i pantaloni invece no).
“Non c’è alcuna logica nell’escludere la ricorrente dal concorso perché è previsto che le donne debbano prestare servizio in gonna – spiega l’avvocato Di Odoardo – Se lo stesso tatuaggio l’avesse avuto un uomo non sarebbe stato escluso, perché indossando i pantaloni non sarebbe visibile. Le donne hanno un motivo di discriminazione in più”.
La ricorrente ha citato in giudizio il Comune di Lanciano, patrocinato dall’avvocatura comunale e che non l’ha assunta dopo il superamento delle prove, e il ministero dell’Interno, poiché è stata la commissione medica della polizia di Chieti a stabilire la sua inammissibilità. Il Tar, attualmente, non ha esaminato la vicenda, ma ha solo stabilito che non esistono i presupposti per la sospensione cautelare. I tempi per l’udienza di merito sono molto lunghi, per questo la ricorrente potrebbe intanto ricorrere al Consiglio di Stato.
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