Toscana

raddoppiano le denunce di estorsione


Oltre 500 aziende dell’aretino a rischio infiltrazione mafiosa. Un dato che colpisce quello elaborato dalla Cgia di Mestre nel suo report annuale. L’ufficio studi ha preso in esame tutte le provincie italiane stilando una mappa con il numero delle imprese “che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata”. I dati sono stati tratti dalla Uif (Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia) e dalla Direzione nazionale antimafia e parlano di ben 150 mila imprese in Italia “in odor di mafia”.

Arezzo si piazza al 64esimo posto della poco lusinghiera classifica. La provincia conta 31mila 295 sedi d’impresa, di queste ben 520 (una soglia che oscilla tra l’1 e il 2 per cento del totale) sono a rischio infiltrazioni mafiose. La stessa percentuale è riportata per la provincia di Firenze, dove le imprese sono molte di più (89026) e in proporzione aumentano anche quelle a rischio (1478), portando la città al 21esimo posto in classifica. Prato è 43esima con oltre 29mila 200 imprese di cui 811 a rischio (soglia 2-3 per cento). Pisa è al 54esimo posto, Lucca al 55esimo. Poi Arezzo, Livorno (69esimo), Pisa (70esimo), Grosseto (72esimo) e Massa Carrara (89esimo).

“Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi – spiega Cgia nel suo report -. Tra i principali ci sono il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata”.

E proprio sul fronte estorsioni Arezzo segna una crescita di casi preoccupante.E’ infatti al 18 posto nella graduatoria che analizza l’aumento di denunce. In un  decennio, dal 2013 al 2023, si è infatti passati da 32 a 77 casi. Gli episodi sono più che raddoppiati in due lustri, con un balzo in percentuale del + 140,6 per cento. Un dato che posiziona la provincia al terzo posto tra le toscane, dopo Livorno (passata da 28 a 98 denunce) e Massa Carrara (da 11 a 36 denunce).

“Il fenomeno estorsivo – si legge nello studio condotto da Cgia – si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le”vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro”.


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