Quegli stracci nel Pd di Pesaro, che grana per la corsa di Ricci. Lo scontro sui rifiuti tra Vitri (vicina all’eurodeputato) e Biancani (il sindaco) pericoloso scivolone verso le Regionali
PESARO – Il Pd di nuovo alle prese con gli imprevisti del butterfly effect: ovvero come dei rifiuti da collocare su Pesaro possano trasformarsi in una montagna da scalare in Regione, quest’ultima intesa come scenari elettorali che si potranno palesare nell’ipotesi che il prescelto, oggi candidato in pectore, sia l’ex sindaco di Pesaro e attuale europarlamentare dem Matteo Ricci. Un battito di farfalla che – con una traiettoria a sghimbescio – parte da Pesaro, risale a Riceci e poi giù di nuovo dritto verso Ancona e Palazzo Raffaello.
Il prologo
L’antefatto è scoppiato vagamente a sorpresa sabato con il post al vetriolo della consigliera regionale dem Micaela Vitri verso il suo ex compagno di banco Andrea Biancani, ora sindaco di Pesaro. Succede che, prossimamente, in Regione si dovrà varare il Piano regionale dei rifiuti e i tempi sono stretti: il 22 dicembre l’Ata dovrà consegnare le osservazioni e tra queste figura la limatura a 500 metri della distanza minima tra nuove discariche e centri abitati. Biancani fa approvare dalla maggioranza la proposta che il Comune di Pesaro poi voterà all’assemblea dei sindaci ma tre quarti del Pd non ne sa nulla. Vitri si arrabbia bollando l’idea Salva Riceci come «scellerata», ma ancora di più si arrabbia la segretaria provinciale Rosetta Fulvi per la proposta non condivisa. Al di là delle chat infuocate, i primi provvedimenti sono lo spostamento dell’assemblea dell’Ata a venerdì 20 dicembre e la convocazione di un incontro a strettissimo giro di posta – tra domani e dopo – con Biancani chiamato a spiegare il perché di quella fuga in avanti all’insaputa di molti.
Il dilemma
Può il sindaco aver deciso tutto da sé, senza prima averne discusso con altri sapendo quanto il tema rifiuti fosse bollente e visto che il caso Riceci – la discarica della discordia congelata a furor di popolo a Petriano – continua a riempire dopo un anno e mezzo ancora le cronache? E pur se lo stesso Biancani ribadisce di avere pensato, in quanto sindaco, esclusivamente all’interesse cittadino – anche se qualcuno più maliziosamente parla di un gradito cadeau servito a Marche Multiservizi – è possibile che non abbia minimamente valutato, sul piano politico, le conseguenze del suo butterfly effect?
Gli ostacoli
Il “salva Riceci”, o il “trova discarica” se piace di più, ha avuto l’effetto immediato di spaccare il Pd e di provocare al suo interno uno scontro acceso di cui non si sentiva affatto il bisogno. Non in questo momento. Sicuramente non ne sentiva il bisogno Matteo Ricci, che sta battendo la perigliosa strada per la candidatura in Regione trovando però ancora più di un ostacolo sul suo tragitto. E il “Salva Riceci” gliene potrebbe portare ben due. Il primo è, appunto, all’interno degli stessi democrat, con una sorta di conta su chi vuole le discariche e chi no, che porterebbe anche a una ulteriore prova di forza per testare chi ha ancora in pugno il Pd pesarese. Per dirla alla Venditti: certe tensioni non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E sullo sfondo si staglia, come sempre, il clan di Villa Fastiggi, che è come il fantasma di Banquo per Macbeth: ogni tanto riappare per saggiare l’effetto che fa. Non si dimentichi che lo stesso Andrea Biancani è il risultato di una mediazione tra i nomi di Daniele Vimini, portato da Ricci, e di Sara Mengucci, proposta a suo tempo da Villa Fastiggi. Tanto che l’insider di turno – c’è sempre un insider o una gola profonda in questi casi – intravede nel “Salva Riceci” il primo vero braccio di ferro tra Biancani e Ricci.
Le alleanze
Non solo. Ci sono poi tutte le potenziali alleanze del campo progressista da ammansire. I rifiuti sono un campo minato: i 5 Stelle hanno già messo degli altolà, così anche il gruppo dei Verdi e della Sinistra. Tutti partiti con cui il Pd deve ragionare da qui ai prossimi mesi. E Ricci deve cominciare a monetizzare, tanto più che al momento le sue ultime uscite (dal bypass ferroviario per Pesaro alla difesa di Pesaro-Urbino Capitale europea della Cultura 2033 contro la Civitas Appenninica) possono raccogliere consensi nel bacino della provincia pesarese, dove il Pd i voti già li prende. Ma fanno fatica ad imporsi dall’Anconetano in giù, dove Ricci i voti deve andarseli a cercare se vuole sfondare a Palazzo Raffaello. E il Pd regionale? Per ora sta alla finestra mentre a Pesaro volano i rifiuti. Per poco, però: non fosse altro che a breve anche i consiglieri regionali dem dovranno esprimersi sul Piano di cui Pesaro ha appena servito l’antipasto.