Lazio

Caos nel carcere minorile di Casal del Marmo, resa dei conti tra detenuti, fuoco e telefonini nelle celle

Giovedì, cinque detenuti di origine araba hanno bruciato contemporaneamente tre celle nel Reparto maggiorenni con l’intento di fare uscire dalle celle detenuti di origine rom e provocare una rissa, senza però riuscirci perché i colleghi della Polizia Penitenziaria hanno portato via in tempo i rom e, con l’intervento dei Vigili del fuoco, sono riusciti a spegnere l’incendio, che non si arrestava, con gli estintori.

Contemporaneamente a tutto questo, nel Reparto femminile ci sono stati due principi di incendio che altri Agenti sono riusciti a bloccare in tempo da parte di due detenute maggiorenni, che a quanto pare neanche potrebbero stare nello stesso reparto in quanto sorelle.

Le donne già da qualche giorno provocano eventi critici continuamente ma non si riesce a prendere nessun provvedimento nei confronti di queste detenute che peraltro sono anche aggressive nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria, armandosi di rudimentali punteruoli”.

Oggi invece – aggiunge il sindacalista – è stato trovato e sequestrato un telefono in cella ad un detenuto italiano maggiorenne”. Per questo, “il SAPPE si congratula con il personale e sollecita la direzione per un riconoscimento premiale per la professionalità dimostrata, ancora una volta”.

Conclude Somma: “nonostante il personale in servizio presso il penitenziario minorile di Roma è sotto organico, ha intensificato la propria attività di tutela all’ordine ed alla sicurezza dell’IPM; quindi, è doveroso un ringraziamento a tutte le unità in servizio presso le varie unità operative per il sacrificio quotidiano al servizio della Nazione”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti penitenziari di Roma ma denuncia “il fallimento del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità: il DGMC è nato per rispondere all’esigenza legittima di interventi specifici nella cosiddetta esecuzione penale esterna. Tanto che diversi anni fa le competenze degli UEPE sono passati al DGMC nell’ottica di una specializzazione di tale dipartimento nell’intervento sulle misure alternative.

Per assolvere ai suoi compiti e attivare interventi di natura preventiva nel settore del disagio minorile, il DGMC prevedeva servizi innovativi quali i Centri di Prima Accoglienza e i Centri Diurni Polifunzionali. Qualche anno fa, tuttavia, alcuni CPA sono stati soppressi o annessi e oggi ci si rende conto dell’errore di una simile determinazione, che noi come SAPPe abbiamo osteggiato fino all’ultimo, giacché se ne richiede a gran voce la loro riapertura.

Tutto ciò ha provocato come conseguenza quella della creazione di un clone del DAP con la gran massa di energie impegnate nel controllo di 500 minori detenuti confermando il carcere dei giovani adulti fino al compimento del 25° anno di età, questa è una delle ragioni principali dell’attuale ingovernabilità delle carceri minorili. Inoltre, qualche settimana fa, la bozza di Decreto del Ministro della Giustizia ha soppresso molti Centri Diurni Polifunzionali, unico presidio, in parecchie realtà, di intervento sul malessere giovanile”.

Peraltro – aggiunge il leader SAPPE – da qualche tempo, si sente parlare della riapertura delle comunità chiuse, non molto tempo fa, perché esageratamente onerose, totalmente fuori controllo e affidate, non al Corpo di Polizia Penitenziaria ma a privati in convenzione con specifici e costosi contratti.

Se non si tiene nel debito conto la professionalità dei Baschi azzurri nessun servizio e nessuna sperimentazione potrà avere la benché minima possibilità di successo! In più, l’aver distolto energie per fare quello che il DGMC non è in grado di fare, ossia gestire strutture detentive con modalità che non tengono conto del modificarsi dei minori detenuti, ha distolto energie e risorse all’area extramoenia”. “Il che è, per noi – conclude Capece – concausa del sovraffollamento carcerarioe per questo torna a chiedere provvedimenti al Ministero della Giustizia.


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