Fra la via Emilia e il West, il film che cristallizza una serata leggendaria
La nostalgia è uno stato d’animo che frequentiamo sempre volentieri, motivo per cui l’idea di guardare indietro non ci rattrista (quasi) mai. Anzi: ci fa sentire a casa. Ci fa sentire abbracciati. Del resto, solo i cuori di pietra sono impermeabili alla dolce seduzione dell’effetto-madeleine, o fingono di esserlo, e l’effetto-madeleine di “Francesco Guccini – Fra la via Emilia e il West” è dirompente! Un preziosissimo film-concerto che cristallizza una serata rimasta leggendaria. Una sontuosa madeleine d’autore, appunto, che scaraventa noi over 50 dentro i colori fluo della nostra adolescenza.
Bologna, 21 giugno 1984. Un folla oceanica, non meno di 150 mila persone, invade pacificamente Piazza Maggiore e tracima nei dintorni. Imbottisce i vicoli, le strade, i portici. Nessuno poteva pronosticare un afflusso del genere. Nessuno. Tantomeno lui, il “maestrone” di Pavana, e la sua fedelissima gang di “musici” (Ares Tavolazzi, Ellade Bandini, Vince Tempera, Antonio Marangolo, Juan Carlos “Flaco” Biondini). Qui, ovviamente, non ci dilungheremo a commentare “Fra la via Emilia e il West” sotto il profilo cinematografico: le telecamere di mamma Rai, quarant’anni fa, se la sono cavata bene. E se la sono cavata bene, oggi, anche i curatori dell’affettuoso restyling audio e video. Non serve aggiungere altro.
Un’ora e mezza di canzoni memorabili (ci rifiutiamo di definirle “iconiche”) e di memorabili ospiti (Paolo Conte, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli, i Nomadi, l’Equipe 84, Deborah Kooperman), un’ora e mezza che documenta il trionfo del “Guccio” e ci ricorda, teneramente, come eravamo. Chi eravamo. I cuori di pietra diserteranno le sale, certo, ma i nostalgici e i sentimentali? Il primo (sorprendente) verdetto del box office parla chiaro: a quanto sembra, siamo davvero in ottima compagnia.
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