Perquisito giovane di Askatasuna per il lacrimogeno contro la polizia. No Tav: “Trovato in Valsusa”
La polizia ha identificato l’autore del lancio del lacrimogeno che ha causato il ferimento di venti agenti durante gli scontri avvenuti a Torino il 15 novembre scorso durante il “No Meloni day”, quando il corteo di studenti e sostenitori della causa palestinese si era scontrato con le forze dell’ordine, con momenti di tensione in particolare davanti alla Prefettura, alla sede Rai e alla Mole Antonelliana, oltre a danneggiamenti a due fast food.
Questa mattina, gli uomini della Digos, coordinati dal dirigente Carlo Ambra, hanno perquisito, su delega del sostituto procuratore Davide Pretti della Procura di Torino, l’abitazione di un militante di 19 anni del centro sociale Askatasuna. Secondo gli investigatori il giovane si era distinto il giorno della manifestazione per avere lanciato un lacrimogeno verso i reparti mobili dislocati davanti alla Prefettura, in piazza Castello. Nell’abitazione del ragazzo sono stati rinvenuti altri lacrimogeni simili a quelli utilizzati dalla polizia. Sarà compito di un perito stabilire la natura dell’artificio. Rimane infatti da chiarire se si tratti di lacrimogeni inesplosi recuperati dalle forze dell’ordine in Valle di Susa, come sostenuto recentemente in un’udienza del processo contro Askatasuna, oppure di dispositivi artigianali o acquistati, magari anche sul dark web. Sono in corso ulteriori accertamenti da parte della Digos della Questura torinese per identificare tutti i presunti responsabili delle violenze avvenute in quella giornata.
“Il fumo del lacrimogeno – chiariscono dal movimento No Tav – bene non fa. Dovrebbero essere vietati (anzi, sono vietati, ma si usano lo stesso contro i nemici interni) ma nessuno di noi è mai corso al pronto soccorso dopo averli respirati. È stata un’esagerazione per avvalorare l’immagine di una piazza violenta che di violento non aveva nulla. È risaputo che ciò che è esploso non era un ordigno costruito da un giovane aspirante chimico, bensì un lacrimogeno inesploso ritrovato da qualche studente in Val Susa, uno delle centinaia di lacrimogeni lanciati dalle forze dell’ordine durante le proteste contro i cantieri del Tav”.
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