David Fennessy – Caruso :: Le Recensioni di OndaRock
Nato a Maynooth in Irlanda, David Fennessy ha un curriculum di tutto rispetto nel campo della musica classica e contemporanea: diplomato al Dublin College Of Music, specializzatosi presso l’RCS e l’HfMDK di Francoforte, maestro di composizione per la Royal Accademy di Glasgow (dove ha effettuato ulteriori studi) e premiato non solo in patria ma anche in Scozia e Olanda.
Fennessy coltiva da tempo due ossessioni, quella per il tenore Caruso e le sue ardenti note alte e quella per il film di Werner Herzog “Fitzcarraldo”, dove Klaus Kinski, mentre naviga in Amazzonia, ricorre alla voce di Caruso diffusa a tutto volume nel tentativo di placare l’animo degli indigeni.
Autore per colonne sonore di opere teatrali e balletto, Fennessy mette insieme alcune delle sue opere più importanti per un primo progetto discografico, intitolato appunto “Caruso”.
I quasi ventiquattro minuti della traccia principale sono il frutto di anni di esperimenti ed esibizioni live dove il pubblico era solitamente posto al centro di vari diffusori, i quali riproducevano la voce di Caruso tratta da vecchie registrazioni suonate su un grammofono, messe in loop ed estese fino a creare un suono ossessivo e claustrofobico, mentre Fennessy accennava fragili accordi di chitarra elettrica e autoharp. Proposta come prima e basilare traccia del disco, “Caruso” è una mini-opera non solo interessante ma ricca di suggestioni e creatività, una pagina di musica sperimentale che definire viscerale e inquietante è doveroso.
Non meno intriganti gli altri tre brani che compongono l’album. In “Nox” Fennessy sperimenta, con la complicità del violinista Garth Knox, accordature insolitamente aperte di una viola. “Hauptisme” è invece un feroce e serrato dialogo tra la viola di Megumi Kawasaka e le violente sonorità di percussioni dell’Ensemble Modern: estenuati dalla difficoltà di giungere a un dialogo, i due fronti si annullano a vicenda in un finale che pone ulteriori domande senza risposta.
L’ultimo atto, “Nebenstimme”, è affidato nuovamente al musicista Garth Knox: il tono è delicato, etereo, ingentilito dal suono della celesta (uno strumento idiofono simile a un pianoforte verticale) di Michel Maurer. Anche in questo caso l’arma vincente è l’innovativa fusione di elementi tradizionali e sperimentali, che conferma David Fennessy come uno dei nomi più interessanti della musica sperimentale e neoclassica degli ultimi tempi.
09/12/2024