Maltrattamento animali: le modifiche approvate alla camera sono davvero efficaci?
Passa alla camera un testo importante sul maltrattamento animale che in tanti aspettavano, ma sarà davvero sufficiente a rafforzare la tutela verso animali? Le modifiche al testo prevedono pene più severe per diversi delitti, fino al carcere nei casi più gravi di maltrattamento e uccisione di animali. «È un passaggio storico», ha commentato Michela Vittoria Brambilla, promotrice del testo. «Ora l’uccisione non necessaria di un animale sarà punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, che possono diventare 4 se l’animale viene seviziato».
Ma le pene, oltre che per il maltrattamento e uccisione, si inaspriscono anche per chi organizza spettacoli e manifestazioni con sevizie e strazio per gli animali, per la violazione del divieto di combattimenti o di competizioni non autorizzate tra animali, per chi partecipa a qualsiasi titolo ai combattimenti o alle competizioni, per chi uccide o danneggia animali altrui. Per questi delitti sono inoltre previste aggravanti se commessi alla presenza di minori, nei confronti di più animali o se vengono documentati e diffusi via web.
È prevista una modifica riguardo alla detenzione dei cani alla catena (prime era un tema soggetto a direttive regionali), sono aumentate le sanzioni per il traffico illecito di animali da compagnia. Sarà punita l’uccisione, cattura e detenzione di animali di specie protette (come l’orso, per esempio), e anche la distruzione e il deterioramento di habitat in siti protetti. E chi abbandona o tiene un animale in condizioni incompatibili, sarà soggetto a un’ammenda che va da un minimo di 5000 euro ad un massimo di 10.000 euro.
Un generale cambio di paradigma per un testo che cambia anche intestazione, spostando il centro di attenzione dall’uomo all’animale, abbandonando il titolo «Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali», per scegliere un «Dei delitti contro gli animali», con l’animale non più «oggetto», ma «soggetto» detentore di diritti.
Funzionerà da deterrente? Riuscirà a fermare le violenze sugli animali che negli ultimi anni sono sempre più frequenti e crudeli? Eliminerà la sensazione di impunità vissuta fino a ora per chi commette questi crimini? Ovvero: è finalmente arrivato il momento di vedere condannato chi è colpevole di maltrattamento? Ne abbiamo parlato con Ilaria Innocenti, Ufficio Rapporti Istituzionali di Lav e Roberta Poscente, Ufficio Legale Lav.
Come commentate l’approvazione alla camera di questa modifica?
«Ci sono senza dubbio aspetti positivi, ma anche aspetti estremamente critici, in particolare riguardo alle pene, che non sono commisurate alla gravità dei fatti. In questo modo si lascia aperta infatti la possibilità che alcuni reati non arrivino a condanna: anche per quello che riguardo il maltrattamento e l’uccisione di animali sarà difficile che chi commette il delitto vada in carcere. Solo stabilendo pene più alte si poteva assicurare una condanna più certa».
In effetti abbiamo visto molti casi brutali di maltrattamento di animali che non hanno portato a una condanna. Non vedremo quindi un cambiamento in tal senso?
«Quello che ci aspettavamo era appunto di superare questo empasse, fatto di processi che si prescrivono o imputati prosciolti per particolare tenuità del fatto. La Legge 189 del 2024 sul maltrattamento degli animali è stata un passo fondamentale perché ci ha permesso di ottenere importanti condanne come nel caso di Green Hill o del Circo Martin, ma certamente con strumenti più efficaci avremmo potuto avere condanne più incisive, per esempio per quello che riguarda i combattimenti tra cani o le corse clandestine dei cavalli, situazioni spesso gestite dalla criminalità organizzata che meritano pene molto più incisive».
Quali altri aspetti non funzionano secondo voi?
«Per esempio le modifiche approvate riguardo alla detenzione degli animali d’affezione alla catena, che stabiliscono che tale strumento sia proibito nel caso “ne impedisca il movimento”. È un testo con una formulazione pericolosa, ed è per noi fondamentale che invece sia chiaro il divieto tout court della detenzione alla catena, anche per non segnare un passo indietro rispetto alle regioni che già hanno introdotto questo divieto».
Quali sono gli aspetti positivi invece di questa modifica?
«Di certo questo testo raccoglie la modifica della Costituzione che nel 2022 ha inserito la tutela degli animali, e dà seguito anche a un sentimento generale dell’opinione pubblica sempre più attento alla protezione degli animali, ma proprio per questo speravamo in un testo più coraggioso. Nello specifico, tra gli aspetti positivi c’è sicuramente l’estensione delle pene previste per chi organizza combattimenti o competizioni tra animali anche a chi partecipa come spettatore. Inoltre si estendono a questa tipologie di reati misure proprie dell’antimafia, che mettono a disposizione strumenti più incisivi. Anche riguardo al traffico dei cuccioli sono previsti nuovi strumenti più efficaci. Molto importante è la modifica che prevede che gli animali oggetto di sequestro possono essere affidati in via definitiva alle associazioni e a privati prima della chiusura del processo, e impedisce che gli animali possano tornare nelle mani di coloro a cui sono stati sequestrati».
Anche per quello che riguarda gli animali selvatici si poteva fare di più?
«Sì, era stato proposto un articolo importante a tutela della fauna selvatica con sanzioni efficaci rispetto a determinate condotte di distruzione e deterioramento degli habitat naturali, che è stata poi soppressa. Ora sono state ritoccate le pene, ma nulla è cambiato in modo incisivo. Anche questa è stata una grande occasione persa, riguardo un tema su cui l’Europa chiede di intervenire in modo efficace».
Come si sono schierate le forze politiche nella discussione di queste modifiche?
«La modifica è stata sostenuta dal centro destra con astensione del centro sinistra e del movimento Cinque Stelle».
Cosa succederà adesso?
«Quello che ci auguriamo è che il Senato abbia il coraggio di apportare i miglioramenti necessari al testo, in modo da garantire un reale effetto deterrente».
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