Tregua rapida in Libano: cosa c’è dietro il “regalo” di Israele a Trump
Raggiungere un cessate il fuoco in Libano per offrire una “rapida vittoria in politica estera” all’amministrazione Trump. Sarebbe questa l’idea processata dal governo di Israele, che ha ampliato la sua campagna militare contro Hezbollah, inviando ulteriori truppe di terra nel Libano meridionale dove proseguono incessanti i bombardamenti, ma comunica anche di avere indebolito la forza combattente del Partito di Dio libanese a un punto tale da averla “compromessa”.
A riportare la notizia di un “regalo” per il neo eletto Donald Trump è stato il Washington Post, che cita funzionari israeliani informati sui fatti. “C’è un accordo sul fatto che Israele regalerà qualcosa a Trump… che a gennaio ci sarà un’intesa sul Libano“. Parola di uno stretto collaboratore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che secondo quanto riportato mantiene da mesi un “contatto regolare” con il tycoon statunitense. Netanyahu si sarebbe concentrato sull’ “ingraziarsi Trump” secondo le fonti del primo quotidiano di Washington. Ora sarebbe pronto a promuovere un accordo di cessate il fuoco in Libano che possa rafforzare l’aurea del presidente repubblicano che ha promesso ai suoi elettori di voler “porre fine alle guerre in Medio Oriente“, pur ricordando che avrebbe sostenuto Israele nelle sue campagne contro Hezbollah e Hamas.
Al centro della visita del ministro degli affari strategici israeliano Ron Dermer, che ha inserito come prima tappa del suo viaggio negli Stati Uniti la residenza di Trump in Florida, erano i dettagli di una proposta di cessate il fuoco per il Libano che punterebbe sulla cooperazione occidentale, inserendo tuttavia un nuovo fattore: la partecipazione del Cremlino come argine per impedire ad Hezbollah di riarmarsi tramite le rotte terrestri siriane; principale canale di trasporto di armi dall’Iran. Funzionari russi hanno visitato Israele alla fine di ottobre per discutere questo piano, secondo il funzionario israeliano. Mentre il ministro degli affari strategici di Netanyahu si sarebbe recato segretamente in Russia la scorsa settima.
Se la proposta dovesse fallire, sottolinea un altro funzionario militare israeliano, sono stati “elaborati piani per intensificare le operazioni di terra in Libano“. Ma la capacità militare di Hezbollah sembra essere comunque stata compromessa al punto da aver ottenuto uno degli obiettivi che Israele si era prefisso. Non è invece chiaro, secondo quanto riportato dal Washington Post, quale “impatto” dovrebbe avere la proposta di un cessate il fuoco in Libano sui colloqui per un cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi sul fronte di Gaza.
“Hezbollah è alle strette” avrebbe riferito una fonte vicina alla formazione combattente libanese, e ciò gioca a favore dei termini dell’accordo che secondo i funzionari israeliani “richiederebbe ai combattenti di Hezbollah di ritirarsi oltre il fiume Litani” per stabilire quell’area cuscinetto di cui si è a lungo parlato. Uno spazio di sicurezza che consentirebbe ai 60.000 sfollati israeliani di rientrare nelle case esposte al rischio dei razzi di Hezbollah dall’inizio delle ostilità con Hamas.
Ciò segnerebbe una vittoria per Benjamin Netanyahu, che nel contempo potrebbe assicurarsi un maggiore sostegno della Casa Bianca per la gestione della crisi nella Striscia di Gaza. Una situazione che sembra ancora distante dalla risoluzione, e che necessità un piano in grado di garantire dopo il cessare delle ostilità una stabilizzazione a lungo termine.
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