Economia

Cgil e Uil in piazza per i contratti della Pa. Landini: “Non ci fermeremo”. Bombardieri: “Subito le risorse per il 2025”

ROMA – Impiegati e funzionari pubblici, medici, infermieri, insegnanti: in piazza stamane a Roma con la Cgil e la Uil migliaia di dipendenti della Pubblica Amministrazione, per chiedere maggiori risorse per i rinnovi contrattuali, fermi al 2021 perché «la Pa è il peggiore datore di lavoro», ha denunciato dal palco di piazza del Popolo la segretaria della Fp Cgil Serena Sorrentino. Sul tavolo anche lo sblocco della contrattazione integrativa e degli ordinamenti (le carriere), le assunzioni e le stabilizzazioni dei precari, questioni strettamente legate alla legge di Bilancio, istanze che Cgil e Uil sono pronte a perseguire con ogni forma di mobilitazione, assicura il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «La gravità della situazione è ben oltre la situazione normale, sia per le condizioni di lavoro che per la tenuta democratica in questo paese. C’è bisogno di riaffermare la partecipazione delle persone e noi come sindacato siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative possibili».

Sulle risorse per i contratti pubblici i sindacati hanno idee chiarissime: quelle messe in campo dal governo, un aumento che non arriva al 6% per un triennio in cui l’inflazione (sommando 2022, 2023 e 2024) è arrivata al 17%, sono insufficienti: «Sul contratto la nostra proposta è la seguente: – spiega il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri – visto che il ministro Zangrillo rivendica lo stanziamento delle risorse per far fronte all’inflazione dal 2025 al 2027, e visto che siamo quasi a dicembre, le risorse per il 2025 le mettiamo subito in busta paga. A queste condizioni il contratto lo possiamo chiudere anche subito. Se le risorse ci sono davvero, perché i lavoratori devono aspettare la fine del 2027 per recuperare il potere d’acquisto?».

Alla manifestazione interviene anche la segretaria del Pd Elly Schlein: «Una grande piazza anche oggi per la sanità pubblica e per il lavoro. – commenta, facendo riferimento anche alla protesta dei metalmeccanici di venerdì – Sulla sanità il governo continua a mentire. Stanno arrivando al minimo storico di spesa sanitaria sul Pil. Non ci vengano a dire che le risorse non ci sono. Hanno appena buttato ottocento milioni sull’accordo con l’Albania che non sta in piedi, come avevamo segnalato».

I volantini che circolano per la piazza gremita, nonostante la pioggia (non si riesce neanche a tenere gli ombrelli aperti, i manifestanti indossano tutti impermeabili rossi o azzurri a seconda che facciano parte della Cgil o della Uil) fanno rapidamente i conti: rispetto alla retribuzione mensile i funzionari nelle funzioni centrali hanno perso in termini di potere d’acquisto quasi 333 euro al mese, con la proposta attualmente in trattativa all’Aran (l’agenzia Pa che si occupa della contrattazione) ne recupererebbero 141, dopo l’entrata in vigore del nuovo contratto di lavoro 191. Per gli operatori, che hanno stipendi ancora più bassi, la perdita reale è di 260 euro, e con il nuovo contratto se ne recupererebbero solo 150.

Nei prossimi giorni la resa dei conti: mercoledì 23 appuntamento all’Aran per i sindacati della sanità, il 28 per le funzioni centrali (ministeri e agenzie), il 29 per gli enti locali. Il contratto più vicino alla chiusura è quello delle funzioni centrali, dove il “peso” di Cgil e Uil è di poco più del 38%. Nella Pubblica Amministrazione vige la norma secondo la quale un contratto collettivo di lavoro è valido solo se sottoscritto da oltre il 50% dei sindacati maggiormente rappresentativi (che devono dimostrare di avere una quota di almeno il 5%). Considerato che la Usb è altrettanto contraria alla sottoscrizione alle attuali condizioni, il contratto è a rischio ed è per questo, ha denunciato Bombardieri dal palco, che ci sarebbero «forti pressioni» sui sindacati autonomi per arrivare alla firma.

Il contratto che però potrebbe davvero non arrivare in dirittura d’arrivo è quello degli enti locali, dove Cgil e Uil insieme “pesano” per un po’ più del 53%: «Gli aumenti proposti in questo momento per noi si riducono si e no a 45 euro lordi – spiega Tatiana Cazzanica, responsabile Cgil per gli enti locali – tolte le tasse si arriva a 20. Con salari che sono i meno appetibili della Pubblica Amministrazione». Ma non si tratta solo di questo: i segretari della Pa, Sorrentino per la Cgil, e Sandro Colombi e Rita Longobardi per la Uil, chiedono anche assunzioni per rendere sostenibile i ritmi di lavoro (si ribadisce il no all’aumento degli straordinari proposti per la sanità), la revisione al rialzo di indennità ferme da troppo tempo e dei buoni pasto, stop alle esternalizzazzioni e all’abuso del precariato, sblocco dei fondi per il salario accessorio e e la valorizzazione economica delle lavoratrici e dei lavoratori. E il Tfr al momento del pensionamento, come avviene nel privato: «Noi le nostre liquidazioni siamo costrette a trattarle con le banche», denuncia con amarezza dal palco una delegata sindacale, facendo riferimento all’”anticipo” certo non a costo zero che il governo ha offerto per poter usufruire subito di questi fondi.


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