Marche

arrestati un avvocato e un commerciante ascolano


ASCOLI Faceva sottoscrivere ai propri clienti falsi accordi transattivi per potersi opporre al pignoramento di immobili oppure per il recupero di crediti o procedure di rilascio immobile.

Due ascolani, un avvocato e un commerciante, sono stati arrestati ieri mattina dagli agenti della Guardia di finanza di Ascoli perché finiti al centro dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Ascoli Piceno su una serie di presunte truffe messe in atto ai danni di persone che chiedevano assistenza legale per risolvere alcune controversie civili per un importo complessivo che si aggirerebbe sui 200mila euro.

Sei gli indagati

Sei le persone iscritte sul registro degli indagati e nei loro confronti sono stati ipotizzati, a vario titolo, i reati di truffa, riciclaggio, autoriciglaggio, impiego di denaro di provenienza illecita. Tra questi i due arrestati ieri mattina dalle Fiamme gialle: si tratta dell’avvocato Alessandro Pettine, ascolano di 48 anni, e Fabio Carpani, commerciante anch’egli ascolano di 61 anni. Gli altri quattro indagati sono un settantaquattrenne di Alba Adriatica; un sessantenne di Porto Sant’Elpidio; un cinquantatreenne di Sant’Egidio alla Vibrata e un trentatreenne di San Benedetto del Tronto. Ciascuno di loro è il legale rappresentante di una società o di una ditta individuale che, secondo l’accusa, sarebbero state utilizzate per sottoscrivere i falsi accordi transattivi.

Occhi puntati sull’avvocato

L’inchiesta, condotta dal procuratore generale Umberto Monti, prende il via a seguito di alcune persone che si ritenevano truffate dal proprio difensore nell’ambito di alcuni procedimenti civili. Agli inquirenti, i malcapitati avevano riferito di aver firmato accordi transattivi con le controparti che sarebbero poi risultati falsi e che, sulla base di provvedimenti, ritenuti anch’essi falsi, emessi dai tribunali di Ascoli, Fermo e Teramo, avevano effettuato dei pagamenti di ingenti somme di denaro che, invece di essere destinate ai loro creditori, sarebbero state incassate da altri soggetti.

Fiamme gialle al lavoro

La lunga e complessa attività di indagine ha consentito di portare sette presunti vasi di truffa secondo le quali l’avvocato non avrebbe fatto sottoscrivere l’accordo per bloccare l’esecuzione immobiliare oppure il recupero di crediti o rilascio di immobili alla controparte bensì le somme sarebbero state versate a favore di società che sarebbero state costituite appositamente dagli altri indagati.

Questioni di puntini

L’attività investigativa avrebbe consentito di appurare che tali società avevano il nome quasi identico alle società realmente creditrici e controparti nel procedimento civile ma che si differenziavano spesso per una punteggiatura, per una lettera oppure per essere indicata come srls invece di srl. A questi accordi transattivi, si sarebbero poi affiancati – sempre secondo quanto sostenuto dalla Procura – dei falsi provvedimenti emessi da giudici dei tribunali che nel ratificare gli accordi disponevano il versamento delle somme su Iban delle società che sarebbero state costituite allo scopo.

L’ordine del gip

Sulla base delle risultanze dell’inchiesta, la Procura ha chiesto e ottenuto dal gip Annalisa Giusti il provvedimento di custodia cautelare in carcere per il pericolo di inquinamento delle prove per un periodo di trenta giorni per Alessandro Pettine e Fabio Carpani e la misura dei domiciliari per il pericolo di reiterazione del reato alla scadenza della misura carceraria. Nei prossimi giorni compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia.




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