Friuli Venezia Giulia

Fotografia subacquea, il respiro di pace di Chiara Scrigner

19.10.2024 – 08.29 – In dialogo costante con la luce dei fondali e complice dei suoi colori. È l’altro modo di respirare il mare, esplorandolo armati di boccaglio, bombole e soprattutto obiettivo fotografico. Chiara Scrigner ha scelto questa via, la Fotografia Subacquea, estemporanea formula che rende alleati lo sport e l’ottava arte, facendoli giocare con la natura e alcuni dei suoi protagonisti. Artista o campionessa?
Di certo Chiara Scrigner – triestina, trent’anni, professione grafica – sta arredando la sua bacheca a suon di trofei, dai due titoli italiani nella categoria “Compatta” sino al più recente alloro mondiale conquistato in Albania, qui in veste di Assistente di Fabio Iardino, sì, perché a livello iridato le gare si svolgono sempre in coppia; sicurezza docet.

Strano sport dicevamo, la fotografia subacquea. Devi saper danzare in immersione, dosare l’ossigeno, rispettare i tempi di gara e nel contempo rubare colori e dipingere scatti con “modelli”, leggi pesci e dintorni, che non vogliono saperne di stare in posa.
Sarà stato questo affresco di creativa complessità ad attrarre Chiara verso la specialità con cui sta vivendo l’Azzurro da atleta e i podi internazionali: “Mi sono diplomata all’Istituto d’Arte “Nordio” – racconta la campionessa – e per proseguire un percorso artistico mi sono avvicinata alla fotografia, quella con ritratti e paesaggi. Ho capito però ben presto che stavo cercando ben altro…”.
Troppo statica la fotografia a terra per lei. L’idea nuova arriva nel 2015 partecipando ad un corso di Sub organizzato dalla Sistiana Diving, ora evaporata dagli scenari della provincia, ed è qui che conosce Barbara Camassa, fotografa subacquea di valore, già campionessa italiana e purtroppo scomparsa nel 2017 all’età di 42 anni in seguito ad un incidente stradale.

Chiara Scrigner raccoglierà comunque una sorta di testimone innamorandosi del connubio mare – fotografia entrando in lizza in campo agonistico nel 2017, debuttando nei fondali di Otranto, dove in realtà i risultati non saranno esaltanti. Poco male. Chiara resiste ed insiste, si dota di nuove “pellicole”, tecniche ed emotive, proseguendo in un apprendistato che la porterà alle convocazioni in Azzurro, ai vari titoli e alle prime copertine: “In un primo momento quasi mi autosabotavo – racconta Chiara evocando le prime uscite agonistiche – essendo di professione grafica e lavorando sulle fotografie anche in post – produzione, mi rendevo conto che in questo sport questo non era possibile, non potevo “correggere” gli scatti, dovevo assolutamente indovinare l’opera al primo colpo”.
L’obbligo della “buona la prima” in qualche modo governa la crescita di Chiara, obbligata a stare sul pezzo giostrando tra bombole e attrezzature, sempre più sofisticate e sempre più costose se vogliamo.

Allora torniamo alla domanda di prima, artista o campionessa? “Sono competitiva, questo sì – afferma sicura – non mi accontento facilmente, nello sport e nella mia professione. Questo mi aiuta molto”. A aiutare in qualche modo la maturazione sportiva di Chiara Scrigner, sono i suoi modelli prediletti. Si chiamano “Nudibranchi”, quanto la scienza cataloga come “molluschi gasteropodi”, quasi delle lumache di mare apparentemente prive di lignaggio ma che grazie alla “sirenetta – paparazza” di Trieste hanno conquistato un “Red Carpet” in acqua di mare.

E poi i viaggi, le trasferte, le correnti. Dal Golfo di Trieste alle Filippine, immergendosi pure tra i mari di Norvegia alla ricerca di obiettivi per il suo obiettivo, di Nudibranchi da immortalare e vestire di luce e colori. Sia sport o arte resterà il buon dilemma. Quesito forse codificato da Chiara Scrigner con la sua chiosa: “Quando ti immergi, quanto è all’esterno sembra non contare più nulla. Sei da solo, leggero, niente pare turbarti. Sotto acqua vivo semplicemente la pace”.

[f.c]




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