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In Val Stura: passeggiata tra boschi, tradizioni e arte contemporanea

Fidatevi: incunearsi nel Cuneese verso la Val Stura regala emozioni inaspettate. Puntate il navigatore sul comune di Rittana: sono approssimativamente un’ora e mezzo da Torino, ci vuole il doppio da Milano (basta svegliarsi presto per una gita fuori porta inaspettata). Cento abitanti e 753 metri sul livello del mare, Rittana è incastonato tra le creste dei monti di una valle minore a lato della più ampia Val Stura di Demonte.

Nel centro del borgo, tutte le case hanno le pareti dipinte da murales, più o meno coloriti: è dagli anni Ottanta che il comune promuove l’arte sui muri. L’Osteria della Pace, proprio accanto al comune, può essere una comoda tappa per un caffè o per un piatto di ravioli del plin: al momento di partire potete indossare gli scarponcini e prendere il sentiero 83 che si inerpica su nella valle (considerate un’ora abbondante di cammino) oppure andar su con la macchina, senza lasciarvi troppo impressionare dalle stradine strette che attraversano le quaranta borgate, quasi tutte disabitate o occupate solo d’estate.

L'artista Giulia Cenci ritratta lungo la passeggiata ph Giorgio Perottino

L’artista Giulia Cenci, ritratta lungo la passeggiata, ph Giorgio Perottino

Qui il Piemonte è aspro, vero: la montagna parla la lingua antica e gagliarda dei resistenti. Da queste parti i partigiani Gielle Giustizia e Libertà avevano una delle loro basi e ancora oggi le insegne lo ricordano: Paraloup è «culla della resistenza», come recita il cartello grande, in legno, lungo il sentiero. Benvenuto detto Nuto Revelli, alpino, scrittore e partigiano (1919-2004), ha dato voce a questi luoghi e dei suoi scritti vi parlerà Giacomo Doglio che di Rittana è sindaco: quasi certamente lo troverete in giro, passeggiando da queste parti.

Sul Chiöt Rosa

Siamo sul cosiddetto «Chiöt Rosa», il motivo del nostro viaggio: «Qui da noi si chiama “chiöt” una radura come questa, che si apre in un punto elevato e che si affaccia si un panorama – ci dice mentre ci guardiamo in giro -. Questo è un luogo molto caro a tutta la comunità montana: è la meta preferita delle nostre gite per la vista che si gode. Perché rosa? Ci sono varie ipotesi. La più accreditata è che derivi da “reuza” in antico piemontese, freddo: perché qui, anche se siamo solo a 1200 metri, l’aria è pungente. C’è anche chi dice che rosa stia per “rossa”, ricordando il sangue di tanti che hanno combattuto per la libertà da queste parti. Altri ancora che il nome venga dai tramonti, che da quassù sono infuocati».


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