Veneto

Aquileia, indagini su 700 mq di terreno mai scavato: ecco i nuovi tesori


Tre mesi di indagini che hanno coinvolto una ventina di studenti, dottorandi e giovani dottori di ricerca dell’ateneo veronese, permesso di investigare più di 700 mq di terreno mai scavato in precedenza e che mettono a segno nuove scoperte nell’area del mercato dell’Aquileia tardoantica.

L’équipe dell’Università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà, sotto la direzione di Patrizia Basso in collaborazione con Diana Dobreva, ha da pochi giorni concluso una nuova campagna di scavo nell’area del Fondo ex Pasqualis, posta all’estremità sud-orientale di Aquileia. I lavori sono condotti su concessione ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia e sulla base dell’accordo di collaborazione scientifica e finanziaria con la Fondazione Aquileia, che fin dal 2018 sostiene generosamente i lavori.

«Le indagini nel fondo Pasqualis, proprio alle spalle della sede della Fondazione – rivelano il presidente di Fondazione Aquileia, Roberto Corciulo, e il direttore, Cristiano Tiussi, – rivestono un carattere particolare, perché si svolgono in un’area sempre aperta al pubblico, che può quindi seguire e apprezzare giorno dopo giorno le nuove scoperte.

La convenzione di collaborazione scientifica e finanziaria con l’Università di Verona e quelle con le altre Università che scavano ad Aquileia hanno per la Fondazione un’importanza strategica, non solo perché contribuiscono alla formazione dei futuri archeologi, ma anche perché l’allargamento significativo delle zone scavate e i nuovi elementi di conoscenza che sempre emergono dalla ricerca sono indispensabili alla nostra attività di valorizzazione delle aree archeologiche aquileiesi, indirizzata alla costituzione del Parco Archeologico».

Durante i mesi di lavoro, il pubblico è stato infatti coinvolto in visite guidate da parte degli studenti veronesi. Di particolare interesse e novità per la storia degli studi dell’areale, la complessa stratificazione emersa nel terreno. Quest’anno lo scavo ha in effetti raggiunto i più antichi livelli pavimentali finora evidenziati nel terreno e in particolare un solido battuto databile al I sec. d.C. e correlabile a poderosi pilastri. Si tratta di strutture il cui significato funzionale andrà definito con il prosieguo della ricerca, ma che risultano in fase con la prima banchina di sponda settentrionale di un fiume Natissa ben più ampio dell’attuale, messa in luce già in passato nel terreno di indagine.

A queste fasi di frequentazione dell’area precedenti al mercato tardoantico, va attribuito anche l’allineamento di anfore poste in posizione verticale e segate all’altezza della spalla che era già cominciato a emergere nel 2023 e che quest’anno è arrivato a contare ventitré esemplari.

Per quanto concerne il grande complesso mercantile, va segnalato che è venuto alla luce un quinto lastricato, posto a ovest degli altri. Il suo rinvenimento è di grande interesse e conferma ulteriormente la monumentalità e l’ampiezza del grande mercato. La rilettura degli scavi pregressi condotti nel terreno sembra, inoltre, far pensare all’esistenza di un sesto edificio pertinente al complesso, il cui lastricato sarebbe emerso negli anni Ottanta del Novecento nel corso di scavi realizzati in corrispondenza dell’ex edificio Pasqualis.

Un altro dato di interesse della campagna è la messa in luce di un ulteriore lungo tratto di strada acciottolata, già individuata nel 2023 fra due dei suoi sei edifici, che permetteva il passaggio dei numerosi avventori che quotidianamente popolavano questi spazi e dei carri per il trasporto delle merci, come confermano anche i solchi lasciati dalle ruote sul suo piano di calpestio.

Gli scavi hanno inoltre, rivelato un settore del crollo del portico occidentale di uno degli edifici del mercato, permettendo il recupero di altre numerose cariossidi di cereali. Si tratta di dati di grande interesse anche per studiare l’alimentazione del tempo.

Infine, va citato il rinvenimento di alcune strutture di età altomedievale che attestano la frequentazione dell’area dopo l’abbandono del mercato.


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